Commento alla Sacra Scrittura con la piccolezza di un'ape che si avvicina al fiore
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Quanto accade in casa di Marta e Maria è da leggersi con le pericopi subito precedenti: l’accoglienza di Gesù (vv. 13-16), il riconoscimento della visita di Dio (vv. 21-24) e il dialogo con il dottore della Legge (vv. 25-28).
Focalizziamo l’attenzione sulle due sorelle. Marta è concentrata su di sé. Fa entrare il Signore nella sua casa, ma è distolta e in affanno per i servizi. Quando parla con Gesù desidera richiamare l’attenzione e l’approvazione su se stessa. Maria è concentrata su Gesù. Non parla e ci consegna un atteggiamento: seduta ascolta. Gesù invece parla.
Sciogliendo la simbolica delle allegorie, Marta è il dottore della Legge che si affanna nelle cose da «fare per ereditare la vita eterna» (v. 25). È Israele che vorrebbe «giustificarsi» (v. 29), ponendo il vanto e la fiducia nelle opere della carne (Fil 3,1-11), ma non ha circonciso il cuore (Ger 9,25; At 7,51; Rm 2,26). Maria è immagine, invece, di quello che dovrebbe essere la Chiesa. Scelgo il condizionale perché è evidente che non basti un titolo, un colletto, un velo, una generosa offerta, un manipolo di seguaci o una targa in marmo - memoria fredda delle gesta e delle beneficienze - per appartenere alla Chiesa e quindi aver automaticamente accolto il Signore. Come Maria, l’accoglienza accade quando la propria vita è tutta davanti al Signore e lascia parlare la sua Parola (non la propria). Non chiunque dice «Signore! Signore!» o chi vanta di aver profetato e operato nel suo nome è subito riconosciuto (Mt 7,21-23), ma chi ascolta la Parola e la mette in pratica (Lc 8,19-21).
Nell’accogliere Gesù vale il servizio di Marta? Certamente! Se così non fosse, come spiegare quando Luca riferisce circa le donne al seguito di Gesù in 8,1-3? Marta però è distratta da quei servizi, i quali diventano l’unico motivo del suo agire. Ella lavora per se stessa. L’ospitalità che offre è l’opposto di quello che insegna la Scrittura con la vicenda di Abramo e i viandanti (Gen 18,1-10a). Senza dubbio il racconto del Genesi è tipologico, ma ci aiuta a valutare l’umiltà o la superbia nel servizio. Abramo minimizza il suo sforzo (un po’ d’acqua e un boccone; Gen 18,5), quando in realtà ha preparato un pranzo di festa (Gen 18,6-8). Maria è in piedi e sovrasta Marta e Gesù. Abramo è in piedi, ma non sovrasta perché è lì per ascoltare la parola del mistero che gli ospiti portano con loro.
Nel biasimo di Marta verso Maria, il giudizio cade anche su Gesù: “Signore, non hai visto cosa faccio? Non approvi il mio agitarmi, piuttosto che il suo star ferma? Siccome è così, non t’importa di me!” Quante volte nella preghiera è successo anche a noi di dire al Signore che tutto il nostro sforzo è caduto nel nulla. Non ci ha guardato. Non ci ha premiato come meriteremmo. La storia non finisce con lo sfogo. Ascoltiamo la risposta di Gesù.
«Non t’importa» è comune a Mc 4,38: i discepoli gridano nella tempesta, impauriti dal rischio di morire. Gesù, svegliato dal sonno, li rimprovera quali gente dalla fede piccola. La risposta a Marta ha poi un parallelo in Mc 8,14-21: i discepoli hanno portato sulla barca un solo pane e temono di patire la fame. Non capiscono che il pane di cui hanno bisogno per vivere è Gesù e lui è già con loro.
Così Maria ha compreso che la sua vita dipende dalla presenza di Gesù. Lui è il pane della vita (Gv 6,35), l’unico pasto / l’unica cosa necessaria di cui c’è bisogno. Marta prepara molte cose per il pasto. Gesù si fa pasto di vita per i suoi (Gv 6,57; 1Cor 11,26). Maria, come Maria di Nazareth, ha scoperto questo e con il suo atteggiamento silenzioso dice al Signore «Eccomi» (Lc 1,38). Marta è richiamata due volte con la stessa solennità riservata a Mosè (Es 3,4), Samuele (1Sam 3,10) e Saulo (At 9,4) perché anche lei possa rispondere con il suo “Eccomi!”
Nella nostra vita siamo un po’ tutti i protagonisti del Vangelo. Siamo Marta quando mettiamo al centro del cuore il desiderio di riconoscimento assoluto e siamo Maria quando l’animo si ferma a cercare il riposo nel Signore. Questo Vangelo non è una critica all’impegno, ma certamente ci fa guardare dentro e chiedere: quello che faccio perché lo faccio? La mia vita cresce e fa crescere quella degli altri o come un narcisista i metri di giudizio siamo io e i miei bisogni?
Paralleli e approfondimenti
38Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola.
40Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
© Testo a cura della CEI consultabile su bibbiaedu
Paralleli e rimandi
Gen 18,1-10a; 27,38-40; 31,14 | Es 2,20-22; 3,4; 34,9 | Lv 25,40 | Nm 18,20 | Dt 9,26; 10,9; 32,9 | Gs 13,33 | Gdc 4,18 | 1Sam 3,10; 26,19 | 1Re 13; 17,7-24 | 2Re 4,8-17 | Tb 7,1-11 | Ger 9,25 | Sal 16,5; 27,4; 68,10; 127,3 | Sir 24,12; 45,22 | Is 19,25 | Ger 37,12 | Lam 3,24 | Ez 44,28 | Mt 5,3-5; 7,21-23; 19,29; 25,35 | Mc 8,14-21 | Lc 1,38; 8,1-3.19-21; 9,57; 12,13; 14,13; 15,12; 19,6; 24,13 | Gv 4,40; 6,35.57; 13,8 | At 7,51; 9,4; 10,48 | Rm 2,26; 12,13; 16,23 | 1Cor 11,26 | Ef 1,14 | Fil 3,1-11 | Col 3,24 | Fm 17-18 | Eb 13,2 | Gc 2,25 | 1Pt 1,4; 4,9 | Ap 3,20
Nella liturgia questo brano evangelico lo troviamo:Nel Breviario non troviamo questo testo.
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