Commento alla Sacra Scrittura con la piccolezza di un'ape che si avvicina al fiore
Salmo 27 (26)
Cercate il mio volto!
Se cerchi qualcosa, usa questo strumento.
Il Salmo 27 appartiene alla prima parte del libro dei Salmi.
Il salmista innalza al Signore un canto di fiducia fondato sull’esperienza della fedeltà benevola di Dio, già sperimentata in passato. Il tono esortativo è come rivolto a se stesso, ma indirettamente tocca le corde profonde del cuore dei lettori invitando tutti a sentirsi chiamati ad aprirsi a una fiducia grande.
- v. 1a di Davide. L’intestazione attribuisce il Salmo al re Davide. Se esso sia davvero un suo componimento o gli sia attribuito, per noi non fa differenza. Canonicamente siamo avvisati che dobbiamo inserire queste parole in una storia personale che ha sperimentato la misericordia divina ed è cresciuta nella fiducia.
- vv. 1b-3 fiducia in Dio. Nel v. 2 il salmista allude a un non ben precisato evento del passato in cui ha sperimentato la salvezza divina. Quell’evento ha donato al suo cuore la rivelazione che Dio è «luce, salvezza e difesa» (v. 1). Se Dio è con lui, neanche un intero esercito in guerra potrà fare alcun male al suo cuore (v. 3). Retoricamente i vv. 1-3 sono articolati: domande ipotetico-retoriche costruite in parallelo (v. 1; l’accento cade sulla «vita» del salmista che scopre di essere al centro del cuore di Dio); iperbole e contrappasso nel paradosso (v. 2; i nemici come bestie feroci inciampano nella loro stessa foga violenta); ipotetiche costruite in parallelo sulla inversione delle potenze (v. 3; la grandezza di un esercito e di una guerra non sconfiggono il piccolo cuore che sa dove porre la propria fiducia).
- vv. 4-8 cuore del Salmo. Il centro del Salmo sono le voci dell’orante e di Dio l’una intrecciata all’altra. In 4-6 parla l’orante, innalzando al Signore la richiesta di abitare nella sua casa. Nei successivi 7-8 ascoltiamo la risposta di Dio e l’orante che ripete a se stesso le parole divine.
- Richiesta al Signore (vv. 4-6). La semantica della casa/abitazione richiama diversi momenti della storia del rapporto tra Dio e Israele. I termini che si intrecciano sono: abitare, casa, contemplare, bellezza (soavità), ammirare, santuario, dimora, riparo, nascondere, segreto (spazio di intimità), tenda (x2), roccia, innalzare. I verbi esprimono la possibilità di relazione: sentirsi al sicuro, poter lodare, poter godere del buono e del bello. I sostantivi riferiti ad abitazioni o luoghi ricordano i diversi momenti della presenza di Dio per il popolo e dicono in sintesi che ovunque si lasci entrare il Signore, Egli sarà lì presente per i suoi fedeli.
Casa: rimanda all’abitare, ma anche al casato, alla famiglia, come il Signore dice a Davide attraverso il profeta Natan (2Sam 7,5). Quale casa si potrebbe costruire a Colui che tutto ha creato e contiene? Egli, piuttosto, prepara un giorno eterno in cui vivere nella sua casa (Gv 14,2).
Santuario: riferimento al Tempio di Salomone e al luogo delle liturgie, delle offerte e dei sacrifici. È anche immagine del tempo di prosperità, pace e tranquillità in cui il popolo è libero di poter officiare il proprio culto di lode a Dio. Il santuario, farà poi comprendere Gesù, non è solo quello di pietra, ma ogni uomo e donna che accolgono Dio e la sua parola (Gv 2,19; 1Cor 3,16; 2Cor 6,16).
Dimora: se per il pagano dimora di Dio è solo una costruzione di pietra (2Mac 14,33), per Dio e per il suo fedele è anzitutto la relazione tra i due. Certamente è dimora il Tempio (1Re 8,13; 2Cr 6,2), ma è dimora di Dio anche il mistero racchiuso nella parola cielo (Is 63,15). Dimora di Dio è il cuore dell’uomo (Rm 8,9-11) e dimora dell’uomo è la misericordia di Dio (Ne 1,9). Dove dimora ora il Signore? Vieni a Lui, seguilo e vedrai (Gv 1,38-39).
Tenda: è il luogo della presenza di Dio durante il viaggio nel deserto ed è il luogo che il Signore stesso prepara in eterno per i suoi fedeli (Ap 21,3).
Roccia: Dio è la roccia perché affidabile (Dt 32); Dio sta sopra una roccia simbolo di qualità alta dell’essere divino ed è la roccia sulla quale poter costruire la propria casa (Mt 7,24-25; Lc 6,48). Alla roccia su cui Dio innalza è accostata in parallelo la possibilità di rialzare la testa, simbolo di dignità, libertà e vigore.
Santuario, Dimora, Tenda e Roccia alludono alle esperienze dell’abitare di Dio in mezzo al suo popolo e del fedele che può incontrare Dio tanto in un luogo fisico, quanto nella propria storia in cui scorge il passaggio provvidenziale di Dio. Se il salmista usa immagini che fanno pensare al Tempio di Israele, l’efficacia delle stesse sa farci andare anche oltre il senso letterale del testo.
- Voce di Dio (vv. 7-8). La ricerca di Dio approda per grazia Sua a Dio stesso. Quello che leggiamo nel v. 8 è una voce interiore che il salmista avverte dentro di sé: è Dio che parla al suo cuore. Averlo cercato nella preghiera, nella storia, nel ringraziamento e nell’offerta della fatica quotidiana, ha portato il suo frutto che è l’apertura del cuore nel cui segreto Dio si comunica. Nella fiducia soltanto si può vedere l’invisibile (Eb 11,27) e camminare sapendo di essere al sicuro. Nel v. 7 lo sguardo di chi prega si sposta dalla storia creata al Creatore della temporalità: incessantemente, rivolto verso Lui, il cuore grida cercando pietà. È interessante la parola pietà. Il pio è colui che ha lo sguardo rivolto verso l’oggetto della propria devozione. Chiedere pietà al Signore significa chiedere che Egli volga il suo sguardo verso l’uomo mostrandogli tenerezza e amore (Nm 6,26). Le parole con cui Dio risponde sono quelle che il salmista riporta al centro del v. 8 «Cercate il mio volto!». Come si può vedere il volto di Colui che non ha viso? Cosa significa questa espressione? Il salmista invita a cercare la vicinanza di Dio nelle vestigia del suo passaggio nella storia comunitaria e personale; è nella relazione che ci si incontra e conosce reciprocamente. Per far questo occorrono insieme un quotidiano esercizio di preghiera e la vita di carità fraterna.
- vv. 9-12 supplica a Dio. Questa sezione inizia riprendendo il tema del volto di Dio e della visione. Aver contemplato la grazia di Dio e aver sperimentato che è possibile fidarsi di Lui risolleva l’orante, che mostra anche quale sia la più efficace testimonianza della grazia divina: vivere nella libertà la fedeltà a Dio. Il v. 9 si chiude con la parola salvezza, presente nel v. 1 come attributo di Dio. Ciò che segue sono poi esperienze di tenebra e mancanza di salvezza, che sottolineano dunque la grandezza di Dio e la forza che nasce dalla fede in Lui. Nel v. 10 un caso esagerato: essere abbandonato dagli affetti della famiglia. Nel v. 11 i nemici (sottintesi) sono quelli che guidano su vie di falsità e perdizione. Nel v. 12 gli avversari sono i menzogneri, paragonati per la seconda volta a degli animali feroci (come nel v. 2. La menzogna è grave come un omicidio. «Soffiare violenza» è un’espressione plastica molto interessante: lo sbuffo di fiato/soffio dal naso (il collegamento è tra «ira» del v. 9 e «menzogna» del v. 12). Lo sbuffo di ira dei malvagi è rapido, subito pervengono a vie di male. Lo sbuffo di ira del Signore invece è rapido quando deve difendere i deboli (Es 15,8) oppure è così lungo da diventar misericordia, prima che sia giunto alla fine della narice (Sal 85,6).
- vv. 13-14 ripresa del tema della fiducia. Il Salmo si chiude con l’esortazione a rimettere al centro di tutto la fiducia in Dio. Noi possiamo aver fede perché sperimentiamo che Dio è fedele. Nella fedeltà di Dio è custodita la vita come pace, benedizione e fecondità esistenziale. Come prima ho scritto che la migliore testimonianza dell’amore di Dio è nella persona che vive la propria fedeltà a Lui, così ora ritorna il tema della vita libera alla presenza di Dio. La testimonianza più bella che si possa dare di Dio è l’amore a Lui e al prossimo. Camminare alla presenza del Signore nella terra dei viventi, infine, sono parole che lasciano intravedere la primitiva speranza nella risurrezione dai morti. La presenza di Dio, infatti, è Dio stesso e camminare in Lui per l’eternità è l’immagine che qui esprime la beatitudine eterna che Egli prepara ai suoi figli. Il richiamo è alla beatitudine perduta nel peccato per cui il primo uomo perse la grazia di passeggiare nel giardino con Dio e iniziò a nascondersi lontano dal suo volto (Gen 3,8).
L’attualità di questo Salmo sta nel ricordarci che niente di più buono, bello e vero che Dio possiamo offrire al mondo. Niente di meglio possiamo offrire al mondo egoista, chiuso e disperato che il Vangelo di Gesù (don Giacomo Alberione).
Paralleli e approfondimenti
- Volto di Dio: Es 33,14.20-23; Lv 17,10; 20,3-6; Nm 6,26; Dt 31,18; 32,20; 1Sam 1,22; 2Sam 21,1; Sal 34,17; 42,3; Is 54,8; Ger 23,39; Lam 2,19; Ez 39,23; Os 5,15; Mt 18,10; 2Ts 1,9; 1Pt 3,12; Ap 6,16.
- Cercate me: 1Cr 16,11; Sal 105,4; Sap 1,1; Is 51,1; Am 5,4;
- Dio roccia: Dt 32; 2Sam 22; Sal 18; 19; 28; 31; 42; 62; 71; 73; 78; 89; 92; 94; 95; 144; Is 17,10; 26,4; 30,29; 51,1; Ab 1,12; 1Cor 10,4.
© Cosimo Quaranta
Cercate il mio volto!
1 Di Davide.
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?
2 Quando mi assalgono i malvagi
per divorarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere.
3 Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me si scatena una guerra,
anche allora ho fiducia.
4 Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.
5 Nella sua dimora mi offre riparo
nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua tenda,
sopra una roccia mi innalza.
6 E ora rialzo la testa
sui nemici che mi circondano.
Immolerò nella sua tenda sacrifici di vittoria,
inni di gioia canterò al Signore.
7 Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
8 Il mio cuore ripete il tuo invito:
«Cercate il mio volto!».
Il tuo volto, Signore, io cerco.
9 Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
10 Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,
ma il Signore mi ha raccolto.
11 Mostrami, Signore, la tua via,
guidami sul retto cammino,
perché mi tendono insidie.
12 Non gettarmi in preda ai miei avversari.
Contro di me si sono alzàti falsi testimoni
che soffiano violenza.
13 Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
14 Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.
© Testo a cura della CEI consultabile su bibbiaedu
Paralleli e rimandi:
Gen 3,8 | Es 15,8; 33,14.20-23 | Lv 17,10; 20,3-6 | Nm 6,26 | Dt 31,18; 32,20 | 1Sam 1,22 | 2Sam 7,5; 21,1; 22 | 1Re 8,13 | 1Cr 16,11 | 2Cr 6,2 | Ne 1,9 | 2Mac 14,33 | Sal 18; 19; 28; 31; 34,17; 42,3; 62; 71; 73; 78; 85,6; 89; 92; 94; 95; 105,4; 144 | Sap 1,1 | Is 17,10; 26,4; 30,29; 51,1; 54,8; 63,15 | Ger 23,39 | Lam 2,19 | Ez 39,23 | Os 5,15 | Am 5,4 | Ab 1,12 | Mt 7,24-25; 18,10 | Lc 6,48 | Gv 1,38-39; 2,19; 14,2 | Rm 8,9-11 | 1Cor 3,16; 10,4 | 2Cor 6,16 | 2Ts 1,9 | Eb 11,27 | 1Pt 3,12 | Ap 6,16; 21,3
TAG DI RIFLESSIONE E COMMENTO
Quando si usa nella preghiera questo testo?
- Salvezza
- Fiducia
- Cercare
- Volto di Dio
- Difesa
- Roccia
- Dimora
- Tenda
- Santuario
- Abitare
- Nemici
- Cuore
- Forza
- Risurrezione
Nella liturgia questo brano lo troviamo:
Nel Breviario (numerazione 26):
In altri riti:
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