Commento alla Sacra Scrittura con la piccolezza di un'ape che si avvicina al fiore
Genesi 1
Sesto giorno
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vv. 24-31
24Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie». E così avvenne.
25Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona.
26Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
27E Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò:
maschio e femmina li creò.
28Dio li benedisse e Dio disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra e soggiogatela,
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».
29Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. 30A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. 31Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
Paralleli e rimandi:
Gen 2,7; 5,1b-3; 6,19; 7,3.16; 9,6; 11,7 | Dt 12,23 | 2Mac 7,28 | Gb 10,8 | Sal 8; 24; 102; 104; 136 | Pr 8 | Qo 3,11-14 | Sap 2,23; 3,19; 16,24 | Sir 17,3 | Is 6; 11,6-9; 65,17-25 | Gl 3,1 | Mt 11,27; 19,4.28; 22,20-21 | Mc 10,6.18 | Lc 18,19 | Gv 1,1-3; 17,24 | Rm 4,17; 8,22.29 | 1Cor 11,7; 15,45 | Gal 3,28 | Ef 2,10 | Col 3,10 | Eb 1,3; 2; 3,4; 9,11; 11,3 | 2Pt 3,5 | Ap 3,14; 21,5
© Testo a cura della CEI consultabile su bibbiaedu
Il sesto giorno occupa una posizione particolare nella narrazione della creazione. Ben otto versetti per descrivere il giorno della creazione degli animali terrestri e dell’uomo. Esso è sia come punto di arrivo dell’attività creatrice (dopo Dio non crea altro), che punto di partenza della storia di relazione del creato con Dio. Al vertice di tutto, simbolo della ricerca di relazione per la comunione tra Creatore e creatura, è l’uomo. Cinque brevi passaggi per meditare:
- Secondo la loro specie (vv. 24-25). Cinque volte in due versetti si sottolinea la differenziazione delle creature animali e la relazione di somiglianza tra le stesse. C’è un preciso compiersi della fantasia e dell’ordine insieme. Nel senso della fantasia creatrice, Dio chiama all’esistenza una molteplice varietà di specie animali. Nel senso dell’ordine, non vi è confusione o mescolanza, ma ognuno ha la propria specie (specificità e specialità/unicità). Dio vede che è cosa buona (come 1,3-23).
- L’uomo (v. 26). La creazione dell’uomo è un momento solenne:
- Facciamo: con chi sta parlando? Un’interpretazione comune legge qui un plurale deliberativo come in 11,7. Dio delibera davanti a se stesso di voler creare l’uomo. L’interpretazione rabbinica propone sia il dialogo con la corte celeste come in Is 6, sia con le opere della creazione o la sua stessa Sapienza (Pr 8). Escludendo il plurale di maestà, poiché quasi inesistente nel linguaggio ebraico, ed escludendolo come accordo al termine Elohim (dato che sebbene plurale è accompagnato sempre dal verbo al singolare), la questione resta aperta al mistero. L’esegesi cristiana dei primi secoli ha intuito un discorso trinitario ed è alquanto plausibile, anche se non immediatamente evidente. Il Verbo era presso Dio fin dal principio e per mezzo di Lui tutto è stato fatto di ciò che esiste (Gv 1,1-3). In questo modo il «facciamo» è ancora un deliberativo intradivino. Nell’esegesi recente è affascinante l’interpretazione di Enzo Bianchi secondo la quale Dio parla all’uomo stesso che sta creando. Uomini si nasce e si diventa. La vita è ricevuta e la si costruisce quotidianamente. Si è uomini e donne in una relazione e in una vocazione. Così Dio dice all’uomo: «Realizziamo insieme questo progetto tu e io!» (E. Bianchi cliccando qui, ecco il libro cui mi riferisco) .
- L’uomo: è un singolare collettivo per cui in un uomo c’è tutta l’umanità.
- A immagine e somiglianza: l’accostamento di due sinonimi mi ha sempre affascinato. Immagine deriva da «tselem» che indica la riproduzione di qualcuno in una statua (come si faceva per le divinità), mentre somiglianza deriva da «demut» che è più astratto. Ireneo di Lione mi ha aiutato a capire che anche qui ci sono un dono e un progetto insieme. L’immagine è la vita dello Spirito che Dio mi ha donato creando, come quando nascendo ho ricevuto i geni da mio padre e mia madre. La somiglianza è il progetto e la vocazione di essere uomo secondo l’immagine che mi ha donato, come quando crescendo la gente mi osservava e commentava: “Ha gli occhi di suo padre”, “Sorride come la madre” oppure “Sei degno figlio dei tuoi genitori! Sei proprio come loro!” Il Figlio, infatti, fa vedere il Padre (Mt 11,27) ed è vita cristiana conformarsi a Lui nel discepolato quotidiano. Essere immagine e somiglianza di Dio è dunque insieme dono perché da Lui ricevo la vita, ma anche vocazione perché di Lui devo portare l’impronta di benedizione al mondo. Il legame è intimo come per padre e figlio, così come leggiamo poco più avanti per Adamo e Set (Gen 5,1b-3). Essere immagine e somiglianza con Dio è cantato magnificamente nel Sal 8.
- Dòmini / dòminino: i traduttori spesso scelgono il singolare, ma in ebraico il verbo è plurale proprio perché uomo è collettivo: è per tutta l’umanità e perenne.
- Creò, benedisse e disse (vv. 27-28). L’uomo non è più un generico, ma diventa concreto. Egli è signore e amministratore della creazione e questo è il primo segno di somiglianza con Dio. Seconda misteriosa somiglianza è la dualità sessuale dell’umanità. Egli è costituzionalmente un essere di fronte all’altra creatura, per cui si realizza in un contemporaneo essere “io” e “tu”. Come Dio è relazione in se stesso e verso la creazione, così l’uomo non esiste e non si costruisce fuori dalla relazionalità. Questo si comprenderà meglio in Gen 3-4 nel mistero del peccato che rompe le relazioni fondamentali dell’uomo: Dio, l’intimo di sé, l’altro da sé e il cosmo. La creazione dell’uomo è accompagnata dalla ridondanza del verbo creare (3 volte nel v. 27) e dal primo comando che Dio gli rivolge: accrescere la vita, amministrare e aver cura del creato (v. 28).
- Il nutrimento (vv. 29-30). Il nutrimento è dato a un tempo sia agli animali terrestri che all’uomo. Per entrambi si tratta delle erbe verdi e di ogni frutto che nasce dalla terra. In questo non vi è la dimenticanza della possibilità di mangiare carne o pesce, né il fatto che oltre l’uomo onnivoro esistano animali carnivori. Semplicemente è trasmessa un’immagine dell’armonia dell’opera di Dio con il comando di vivere e accrescere la vita impartito a tutti. In Gen 9,3 leggeremo che l’uomo si può cibare degli animali, ma sempre avendo rispetto della vita e non spadroneggiando per avidità o uccidendo per diletto. Vietato è cibarsi del sangue perché in esso vi è la vita ed essa appartiene a Dio soltanto (Dt 12,23).
- Cosa molto buona (v. 31). Il commento di Dio al sesto giorno consacra la bellezza di ciò che ha fatto, quasi superando le opere precedenti. Invece del semplice «cosa buona», si specifica: «Ecco! Era cosa molto buona». È la firma di Dio al punto più alto della creazione ed è l’immagine del Paradiso che ci attende. Cosa, infatti, può essere davvero buono se non Dio solo (Mc 10,18; Lc 18,19) e dunque anche il regno che promette? La sua Parola ha creato ogni cosa chiamandola all’esistenza. Nel sesto giorno essa è creatrice, ordinatrice e pone sulla terra la stessa immagine e somiglianza divina nel segno dell’uomo e della donna chiamati alla comunione.
Nel sesto giorno l’uomo non è creato da solo, ma insieme al regno animale terrestre. Perché il redattore sacerdotale non dedica un giorno speciale per l’uomo, immagine Dio sulla terra? Perché gli animali terrestri non sono creati nel quinto insieme a quelli marini e i volatili? L’esegesi ebraica e cristiana è concorde nel sostenere che l’uomo non deve credere se stesso come un assoluto. Egli deve riferire se stesso a Elohim come principio e guardare la creazione attorno a sé come casa e come responsabilità. L’uomo è certamente importante, ma è creatura e non Creatore. Egli deve ricordare a se stesso di essere stato posto qui sulla terra, ma anche di avere destinazione in Dio che l’ha creato (Eb 2). È cosa molto buona non perché si è fatto da sé, ma per la Parola di Dio che creando «fece bella ogni cosa a suo tempo» (Qo 3,11).
Paralleli e approfondimenti
- Creazione opera di Dio: 2Mac 7,28; Sal 8; 24; 102; 104; 136; Pr 8; Qo 3,14; Sap 3,19; 16,24; Mt 19,4; Mc 10,6; Gv 17,24; Rm 4,17; Eb 3,4; 11,3; 2Pt 3,5; Ap 3,14;
- Dio crea l’uomo: Gen 2,7; Gb 10,8; Sap 2,23; 1Cor 15,45; Ef 2,10;
- Fine della creazione: Is 11,6-9; 65,17-25; Gl 3,1; Mt 19,28 e //i; Rm 8,22; Eb 9,11; Ap 21,5;
- Immagine di Dio: Gen 9,6; Sap 2,23; Sir 17,3; Mt 22-20-21 e //i; Rm 8,29; 1Cor 11,7; Col 3,10; Eb 1,3;
- Maschio e femmina: Gen 5,2; 6,19; 7,3.16; Mt 19,4; Mc 10,6; Gal 3,28.
© Cosimo Quaranta
TAG DI RIFLESSIONE E COMMENTO
Quando si usa nella preghiera questo testo?
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