Commento alla Sacra Scrittura con la piccolezza di un'ape che si avvicina al fiore
Genesi 1
Vide che era cosa buona
Se cerchi qualcosa, usa questo strumento.
L’opera creatrice di Dio avviene attraverso la Parola. Egli parla e le cose sono. Le azioni di Dio dicono la superiorità sulla creazione e la dipendenza di questa dal Signore, unica origine. L’autore ci consegna una chiara idea su Dio Creatore, fonte della vita, della bellezza, dell’armonia e della bontà. Ciò che leggiamo è una catechesi su Dio attraverso ciò che Egli fa. Dalle azioni si può, in qualche modo, risalire a chi Egli sia in se stesso, pur mantenendo la distanza abissale del mistero.
- Autore sacerdotale. La scelta di parlare di Dio in questo modo dipende dalle condizioni che diedero origine ai testi. Gli esegeti sembrano concordi nel considerare questa narrazione più recente rispetto a quella di Gen 2,5. L’autore apparterrebbe a un gruppo sacerdotale vissuto all’incirca nella metà del VI a.C. (riferimento della redazione finale è l’esilio 587-538 a.C.). Gli elementi narrativi, infatti, alludono alla conoscenza di un ambiente verdeggiante, in cui predomina l’acqua (che deve essere governata) e in cui la moltiplicazione delle divinità celesti e terrestri (animali e mostri) doveva essere rilevante.
- Ritmicità e bellezza. Il testo è composto ritmicamente secondo le azioni divine che scandiscono la narrazione: Dio parla; le cose esistono e gli obbediscono; ciò che esiste è buono. Tutto viene da Lui. Se la luce è creatura, le tenebre non si dice da dove vengano. È il mistero di ciò che l’uomo non può raggiungere con il proprio intelletto. Lume dell’universo è Dio soltanto. La luce, le tenebre, il firmamento, l’asciutto e la massa delle acque ricevono anche il proprio nome da Dio: giorno, notte, cielo, terra e mare. Ogni cosa creata è bella. La bellezza indica insieme gradevolezza (significato occidentale moderno), ma soprattuto bontà, utilità in sé e perfezione (estensione del concetto nella mentalità semitica). L’ordine con cui Dio compie i gesti del parlare, creare e ordinare appartiene alla sua libertà.
- Il giorno / i giorni. Noi avvertiamo il tempo nel suo inverarsi nella temporalità. Essa è sperimentata come uno scorrere (non reversibile) del presente dal passato verso il futuro. Il giorno di Dio, invece, è una qualità dell’eternità che appartiene al suo mistero per cui quando leggiamo «giorno» non dobbiamo tradurre con 24 ore, ma lasciare la parola così com’è, consapevoli che siamo sfiorati dal mistero dell’agire divino. Per questo la struttura settenaria della creazione ci presenta almeno quattro giorni-tipo differenti. Apre il «giorno uno», che non è detto «primo», ma appunto «uno». È il giorno di Dio il quale non è la prima tra tante divinità, ma l’unico Signore. Così anche intende il resto della Scrittura quando parla del giorno del Signore in cui Egli stesso è la luce (Zc 14,7; Ap 22,5). Questo giorno è categoria a sé. Seconda classificazione è quella dei giorni dal secondo al quinto. Essi dicono l’ordine dell’opera di Dio e sono detti: «giorno secondo, terzo, quarto, quinto». Speciali sono infine il sesto e il settimo (vedi in 2,1-4a).
- Demitizzazione delle divinità pagane e unicità di Dio. La luce è creatura di Dio ed essa non dipende dal sole, dalla luna o dalle stelle. Esse, infatti, sono create e posizionate nel firmamento nel giorno quarto. Questo è uno dei segnali che fanno intuire al buon esegeta che il testo dia un insegnamento su Dio molto speciale. Nel periodo in cui si ipotizza sia stato scritto, dominava la cultura babilonese con lo studio degli astri e le invenzioni per la canalizzazione e il governo dell’abbondanza delle acque. La gente della mezzaluna fertile dell’antica Mesopotamia credeva nella divinità del sole, della luna e di ogni riferimento naturale, sia celeste che terrestre. Affermando invece della creazione di tutto questo da parte di un unico Dio, si dichiara l’unicità e la grandezza di Dio stesso. Egli si era rivelato come Dio della vita e salvatore nell’uscita del popolo di Israele dall’Egitto. Dunque non vi è vera divinità al di fuori di Lui, né vita vera o possibilità di bontà, bellezza e salvezza. La luce creata prima degli astri indica la grandezza del Creatore. Gli astri, creati in un secondo momento, dicono a loro volta l’obbedienza della natura tutta a Dio. Le acque debitamente mosse, separate e posizionate da Dio all’interno della grande opera della creazione, sono segno infine della Provvidenza e Sapienza divine di cui tutto il creato non è che richiamo e segno.
Se Dio parla e il creato esiste, è vero anche il contrario, ovvero che tutta la creazione parla di Dio e rimanda a Lui. È necessario uno sguardo contemplante perché anche noi possiamo riconoscere la paternità e maternità di Dio su noi stessi e il mondo intero. La creazione è un dono di Dio ed è continua perché sempre siamo mantenuti nell’essere da Lui. In questo senso essa è anche vocazione. Infatti, se da Lui abbiamo la vita, in Cristo ci è svelato che sarà vita per sempre. Il «giorno uno» della creazione coincide con il «giorno uno» della ri-creazione, la Pasqua del Signore (Mc 16,1-8).
Paralleli e approfondimenti
- Creazione: Gen 2,5; 2Mac 7,28; Sal 74,16; 89,13; 136,5; Qo 11,5; Sap 1,14; 9,1; 11,17; Sir 42,15; Is 40,26; 42,5; Am 4,13; Gv 1,3; 17,5; At 4,24; Col 1,16; Ap 10,6;
- La creazione parla di Dio: Sap 13,3; Sal 8; 19; 148; Sir 42,15-43,33.
© Cosimo Quaranta
vv. 3-23
3Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. 4Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. 5Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo.
6Dio disse: «Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». 7Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. 8Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
9Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l'asciutto». E così avvenne. 10Dio chiamò l'asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. 11Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie». E così avvenne. 12E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. 13E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
14Dio disse: «Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni 15e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne. 16E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. 17Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra 18e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. 19E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
20Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». 21Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. 22Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra». 23E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
© Testo a cura della CEI consultabile su bibbiaedu
Paralleli e rimandi:
Gen 2,4b | 2Mac 7,28 | Sal 8; 19; 74; 89; 136; 148 | Qo 11,5 | Sap 1,14; 9,1; 11,17; 13,3 | Sir 42,15-43,33 | Is 40,26; 42,5 | Am 4,13 | Zc 14,7 | Mc 16,1-8 | Gv 1,3; 17,5 | At 4,24 | Col 1,16 | Ap 10,6; 22,5
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