Paralleli e rimandi:
Ez 36,24-28 | Mt 3 | Mc 1| Lc 3 | Gv 3 | At 4 | Rm 6; 8 | Col 3 | Ef 4
Il discorso che abbiamo iniziato a commentare (vv. 14-21, 22-28 e 29-36) è pronunciato da Pietro, portavoce della la comunità. È una testimonianza su Gesù, la sua signoria e la salvezza. La glorificazione di Gesù ha superato la forza distruttiva della croce (v. 36) e riempie di gloria, attraverso il dono dello Spirito, anche i credenti in lui. Il dono dello Spirito promesso dai profeti (Gl 3,1-5; Is 2,2), ed è riversato su Cristo (Mt 4), sui discepoli e ora è anche per chi ascolta.
Il v. 36 recita un’accusa “voi l’avete crocifisso”. Ma Pietro non sta parlando anche a forestieri a Gerusalemme per la festa? Il suo discorso è un’annuncio missionario verso tutto il mondo e le dimostrazioni bibliche a sostegno della sua testimonianza, insegnano ciò che è riassunto nel versetto finale (36), ovvero che Gesù è signore (Sal 110) e Cristo (Sal 16).
Come per il primo annuncio (2,1-13), anche qui leggiamo che c’è interazione con gli ascoltatori. La prima volta i discepoli erano stato accusati di essere ebbri, ora invece si chiede agli stessi come cambiare vita (v. 37). Interessanti alcune espressioni:
In conclusione: il Battesimo cui Pietro esorta è nel nome di Gesù poiché solo in lui, Signore e Cristo, c’è salvezza (At 4,12), nel suo nome (Gl 3,5; At 2,21), garanzia di morte alla vita vecchia e rinascita alla nuova (Gv 3 Nicodemo; Rm 6,1-8; Col 3,8-10; Ef 4,22 Paolo). La promessa (ricerca etimologica mia) è la parola dal presente gettata verso il futuro (pro-avanti+mitto-inviare); come Gesù era la parola di speranza per gli Israeliti da Davide in poi, così lo è lo Spirito per ogni credente e grazie al Battesimo ogni credente è fatto promessa per la creazione (Rm 8,18-19).
Paralleli e approfondimenti
Il discorso della montagna si apre con le "beatitudini" quasi autoritratto di Gesù e invito al discepolo che vuole seguirlo più da vicino a sperimentare la consolante certezza che il Regno dei cieli è già qui
Continua...La parola aramaica utilizzata per dire agnello talya’ ha anche il significato di servo/ragazzo (reminiscenza del sacrificio di Isacco, Gen 22,2-9). È allusione all’agnello pasquale poiché Cristo è salva dalla morte eterna per condurre alla vita di Dio.
Continua...Dio è benedizione e pace. Egli comunica se stesso e può essere portato ai fratelli quando l'uomo custodisce e dona vita e pace.
Continua...