Il discorso che abbiamo iniziato a leggere e che seguirà nei versetti successivi è pronunciato da Pietro, ma è ben evidente dall’incipit che non è attribuito a lui soltanto. Il testo, infatti, riporta che Pietro e gli Undici si alzarono in piedi (totale Dodici - Mattia al posto di Giuda Iscariota At 1,15-26) e lui per tutti parlò alla gente convenuta in quei pressi. Nei versetti precedenti leggiamo che tutti avevano profetato e si erano espressi “nel modo in cui lo Spirito dava loro potere” (2,4), mentre ora è solo Pietro che per tutti ad alta voce annuncia.
Siamo davanti alla testimonianza su Gesù, la sua signoria e la salvezza che viene da lui. Questi versetti costituiscono il cuore del capitolo 2 insieme ai successivi 29-36. Ho così suddiviso il capitolo, seguendo il ritmo del testo stesso. Il discorso di Pietro contiene tre citazioni dell’Antico Testamento e gli intervalli di annuncio sono introdotti da un vocativo che dà l’intonazione al messaggio.
Qui il vocativo “Uomini d’Israele” è seguito dal kerygma (annuncio di salvezza della comunità primitiva) che consiste nella proclamazione della grandezza di Gesù, ripercorrendo la storia e dichiarandone la glorificazione. Il v. 22 riassume la vita terrena, dichiarandola segno della presenza di Dio confermata dal Padre; v. 23 citando gli uditori e gli uccisori (per mano di pagani) narra la morte in croce; v. 24 è ancora un annuncio sulla grandezza di Dio; vv. 26-28 citazione del Salmo 16 (15).
Il Salmo è poi commentato nei versetti seguenti, sottolineando la differenza tra Davide e Gesù. Il primo fu re grande in Israele e previde la nascita del più grande di lui. Prova che Cristo è l’inviato del Padre è la sua vittoria sulla morte.
Il v. 24 contiene come un ritornello che ritroviamo in 32 e 36 ed è la dichiarazione della vittoria sulla morte. Anche in questa vittoria, e non solo in questo momento (si pensi ai vv. 22-23), Dio Padre costituisce e dichiara la signoria di Gesù.
La citazione del Salmo 16/15 ritornerà in At 13,35. Questo Salmo è una dichiarazione di familiarità tra Dio e l’orante. Dio e l’orante sono uniti vitalmente sì che Dio è “mia parte di eredità e mio calice”. Sembra di rileggere il racconto della creazione in cui Dio da una parte di Sè per far vivere l’uomo con la propria ruah bocca a bocca. In questo contesto ci sono alcune variazioni, tipiche della citazione durante un discorso, piuttosto che la proclamazione nel contesto liturgico. Da sottolineare è che il “fedele” qui diventa il “Santo”. Nella liturgia è Davide che prega e profetizza, qui finalmente si può dichiarare su chi profetizzasse. Ecco allora che la citazione è in prima persona perché la profezia è compiuta: è Gesù (il Santo) colui che non conosce la decomposizione (corruzione).
Paralleli e approfondimenti
- Profezia di Natan a Davide (2 Samuele 7,12-13)
- I lacci e i legami della morte sono spezzati da Dio (Salmo 17/18,5-6)
- Davide profetizza Gesù dalla sua stirpe (Salmo 132,11-12)
- Gesù realizza la profezia “sarà chiamato Nazareno” (Matteo 2,23)
- Potenza delle guarigioni: parallelo tra Luca 5,17 e Atti 2,23
- Cristologia di Luca (Luca 4,18-21 e Atti 10,38 Gesù = accompagnato dallo Spirito)
- Il corpo di Gesù è consegnato: parallelo tra Luca 24,19 e Atti 2,22
- Gesù è risorto come promesso a Davide (Atti 13,34-37)