L’ospitalità verso i misteriosi viandanti è una nuova svolta nella vicenda del patriarca. Siamo a metà del ciclo di Abramo (11,27-25,18) e sappiamo bene che il racconto non è una cronaca, ma una tradizione dal sapore anzitutto religioso. Dio è presente nel mondo e desidera entrare in relazione con l’umanità. Questo è uno dei messaggi che sostengono la narrazione. Abramo ha accolto con fede la parola del Signore nel lasciare la propria terra; sa che Dio gli darà una discendenza numerosa e benedetta, ma ancora non ne vede la realizzazione.
- Teofania e mistero dei viandanti. Dio «apparve» (v. 1) alle Querce di Mamre. Mamre l’Amorreo, fratello di Escol e Aner (Gen 14,13) è colui dal quale prende il nome la zona detta delle querce ed alleato di Abram. Lì si era trasferito Abram dopo la separazione dal fratello Lot e in quel luogo aveva costruito un altare al Signore (Gen 13,18). Abramo vive nella terra il cui nome è di un altro.
Il Signore viene a fargli visita «nell’ora più calda del giorno» (v. 1). Simbolicamente è il tempo più faticoso della vita di Abramo. Ha camminato tanto. Il protagonista in Gen 11,27 è suo padre Terach, eppure è ad Abram che il Signore rivolge la parola (Gen 12,1) e la promessa (Gen 17,17). Ha provato già due volte a realizzare da sé il desiderio di discendenza, ma non è quello che ha promesso il Signore (Gen 15,2 e 16,3). Il momento più caldo della giornata è il tempo più pesante dell’esistenza, quando le fatiche pesano più delle speranze. In quel luogo in cui Abramo vive da «straniero e residente» (Gen 23,4), mentre vede più vicino lo scadere del tempo (cfr. l’annotazione sulla menopausa di Sara nel v. 11), il Signore viene a fargli visita. Si presenta a lui con il mistero del viandante. Davanti ad Abramo vi è una pluralità (tre uomini), ma questi parla loro al singolare (v. 3). I due, che accompagnano l’uomo che entra in dialogo con Abramo, si dice in 19,1, in 19,15 ed Eb 13,2 che siano angeli.
- Promessa del figlio. Sappiamo che il bambino si chiamerà Isacco perché l’abbiamo già letto in 17,19. Il significato del nome è legato al sorriso. Se da una parte i protagonisti del racconto ridono (Abramo ride 17,17; Sara ride v. 12 e 21,6; tutti ridono 21,6; Ismaele si diverte 21,9), il nome nasconde la missione di colui che lo porta. Possiamo pensare allora che il motivo per cui si dice che tutti ridano o sorridano è perché il Signore sta ristabilendo nella letizia una situazione che sembrava destinata alla tristezza. Egli dona la gioia, che i protagonisti esprimono nel sorriso, e per questo Sara profetizzerà che per la sua gravidanza «chiunque saprà, riderà lietamente di me» (Gen 21,6).
- Umiltà di Abramo. Abram astuto mentitore (Gen 12,10-20), bellicoso in difesa di Lot (Gen 14,13-17) e forte nello sfogo con Dio (Gen 15,1-3) è un uomo che sa essere anche molto umile. È quanto leggiamo nella proposta di invito ai viandanti, giacché questa non coincide con il pranzo effettivo. Abram minimizza l’accoglienza con «un po’ d’acqua… e un boccone di pane» (vv. 4-5); in realtà prepara un pranzo di festa: focacce, un vitello, panna e latte fresco (vv. 6-8). I gesti che accompagnano l’accoglienza dicono che più dell’ombra di un albero (v. 4), dona loro il cuore: si prostra fino a terra per salutare (gesto tipico di rispetto, v. 2); si professa servo (v. 3); resta in piedi accanto ai viandanti, segno di disponibilità al servizio (altrimenti si sarebbe seduto e avrebbe fatto servire al domestico del v. 7); accompagna i tre uomini lungo la via del congedo (v. 16).
Il versetto finale fa da gancio con il racconto seguente circa l’intercessione per Sòdoma e Gomorra (vv. 17-33). Il cronista lega i due racconti con il dettaglio di un breve tratto di strada percorso insieme. È il cammino di Abramo con Dio, il cammino dell’uomo in cui tutte le genti si potranno dire benedette (Gen 12,3; Lc 1,55.73; At 3,25; Gal 3,8.18) perché avranno scoperto l’unica cosa di cui c’è bisogno (Lc 10,42): Dio è in mezzo a noi e noi siamo sempre con Lui.
Paralleli e approfondimenti
- Abramo esempio di fede: 1Mac 2,52; Rm 4; Eb 11; Gc 2;
- Ospitalità: Gen 18; Es 2,20-22; Lv 25,40; Gdc 4,18; 1Re 13; 17,7-24; 2Re 4,8-17; Tb 7,1-11; Lc 10,38-42; 14,13; 19,6; Gv 4,40; At 10,48; Rm 12,13; 16,23; Fm 17-18; Gc 2,25; 1Pt 4,9;
- Dio fa tornare il sorriso: Gb 8,21; Sal 126,2;
- Dio ospitato nel mistero: Mt 25,35; Lc 24,29-30; Eb 13,2; Ap 3,20.