La Pentecoste è il dono che Dio nello Spirito Santo fa di se stesso in pienezza e libertà. Lo Spirito non è un qualcosa come oggetto o un’appendice di Dio: tutto Dio, trino e unico, si comunica all’uomo per amore gratuito. In questi versetti leggiamo l’episodio che possiamo definire “Pentecoste dei pagani”; quanto accadde per gli apostoli (At 2,1), ora si compie nella vita dei neofiti radunati in casa di Cornelio.
- Pentecoste. Luca ha già descritto altri tre eventi di effusione dello Spirito. Anche se precedenti nell’ordine narrativo, non è detto che lo siano cronologicamente. Importante è che lo stesso Spirito donato a discepoli e ai provenienti dal giudaismo, ora è sui pagani. Si realizza la parola di Gesù per cui i frutti del regno non sono esclusivi di un popolo, ma tutti possono essere resi partecipi dello stesso dono di grazia, se uniti a Dio fonte della grazia (Mt 21,43). Come in 2,5-13 la descrizione degli effetti è dalla prospettiva degli osservatori. È bello che le prime parole dei presenti siano di lode e preghiera.
- Stupore dei circoncisi. Credere di avere in pugno il Signore e la salvezza è una delle tentazioni che può toccare gli uomini e le donne di Dio. Nella storia si ripete quello che vediamo accadere in diverse tradizioni religiose antiche e recenti: quando qualcuno crede di possedere Dio, il suo regno e la sua grazia, subito classifica gli altri nelle categorie di dannati o redenti. Questo avviene a tutti i livelli: in casa, in un piccolo gruppo o nei circoli ispirati a un fare religioso, ma non per questo innamorati di Gesù. Occorrerebbe sviluppare una capacità contemplativa di vivere il proprio quotidiano, imparando da quanti nel bene ci hanno preceduto e hanno saputo leggere gli avvenimenti e le persone con lo stesso sguardo di Dio. Ignazio di Loyola, ad esempio, aveva imparato a «cercare in ogni cosa Dio nostro Signore» (CCG 288) per cui non valutava le persone secondo un giudizio pre-costruito, ma per ciascuno il discernimento è singolare.
- Battesimo dopo la Pentecoste. Il battesimo non è causa, ma è conseguenza della Pentecoste (sembra quasi il contrario di 2,38). La Chiesa in Pietro riconosce l’azione di Dio e la celebra nel nome di Gesù. Nella catechesi parrocchiale ho notato come spesso sia invalsa l’idea che lo Spirito segua l’azione quasi come conseguenza, senza considerare che a Dio appartiene il mistero del suo libero comunicarsi. Ho imparato che Dio è amore incondizionato anzitutto nell’esperienza della misericordia ricevuta, poi in quella donata attraverso il sacramento della Riconciliazione. Ed è bellissimo! Pensando alla grazia che previene, aiuta e segue le nostre azioni, consegno come collegamento il testo di A. Trapè sulla teologia di Agostino e ricordo che senza Gesù e lo Spirito non possiamo far nulla (Gv 15,5).
In 11,15 Pietro afferma di essere stato interrotto nel discorso dall’effusione dello Spirito, mentre qui sembra che abbia terminato. Le due cose non sono in contrasto perché, pur nella brevità della comunicazione, ha detto le cose fondamentali della fede, ma avrebbe anche potuto continuare oltre. La catechesi di fatto continuerà e consisterà nello stesso soggiorno a Cesarèa (motivo del rimprovero in 11,3). Ecco dunque che la vera catechesi non è mai separata dalla vita quotidiana. Parola e condivisione, gesti e tempo insieme plasmano la comunità di Gesù.
Paralleli e approfondimenti
- Pentecosti precedenti: At 2,4; 4,31; 8,17;
- Dio non fa preferenze: Rm 2,11;
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Commento a questa Pentecoste: At 11,15; 15,8;
- Grazia che previene: Sap 6,13; Is 65,1-4; Gv 6,44; Rm 5,2; 2Cor 3,5; Gal 1,15;
- Grazia che aiuta: Sal 32,10; Gv 1,9; 1Cor 1,4; At 18,9-10; Rm 8,31; 2Cor 12,9; Fil 4,13;
- Grazia che segue: Rm 5,5; 2Cor 4,15; Ef 6,24; Fil 1,6; 2Pt 3,18;
- Pienezza di grazia: Lc 1,28; Gv 1,16; 2Cor 9,8.