Il cristiano è conformato al Cristo accolto. Lo Spirito di Dio opera la trasformazione intima della persona, come l’amore cambia il modo di vivere, di guardare la realtà e di impegnarsi nel mondo. Quando si è innamorati, chi non ha forza, la trova e chi non è coraggioso, lo diventa. Al contrario, vivere nel timore del fallimento, sentirsi oppressi dalla colpa e non avere la sensazione di qualcuno che ci attenda, dà peso al quotidiano. È ciò che Paolo esprime nell’opposizione schiavitù/figliolanza, dalle quali partono due strade differenti: la via della paura e la via della fiducia.
- Spirito da schiavi - Spirito da figli. Lo spirito da schiavi è il maligno e nemico dell’uomo. Ignazio di Loyola negli Esercizi Spirituali ne delinea bene la fisionomia (ES 32; 313-336). Lo spirito da schiavi non vuole la vita piena della persona, per questo pesa sul cuore come un macigno, consuma le motivazioni della vocazione e indebolisce la capacità di riconoscere la voce di Dio. Se agisce con il rimorso e l’odio palesi, è perché vuole scoraggiare il cuore nel cammino verso il Signore. Se, invece, agisce con l’inganno, mostrandosi come bene alternativo a Dio, è perché l’anima è avvezza a riconoscere il male e non lo seguirebbe, se questo non si nascondesse dietro apparenze piacevoli e allettanti (2Cor 11,14). Lo Spirito da figli è lo Spirito di Dio, che ripete al cuore le parole dette dal Padre al Figlio (Mt 3,17; 17,5) e ci dichiara tutto il suo amore. Nel Vangelo di Luca c’è una parabola meravigliosa e commovente sul Padre come Colui che ama con tutto se stesso i figli, anche se questi non ne hanno conoscenza e riconoscenza grata e non sanno rispondere adeguatamente (Lc 15,11).
- Abbà! Padre! Rivolgersi a Dio chiamandolo Padre è l’insegnamento che lo Spirito di Dio dà al nostro spirito. Come Gesù testimoniò il legame speciale e unico con il Padre, così anche noi siamo fatti capaci di alzare lo sguardo al cielo e rivolgerci al cuore di Dio. La novità che Gesù ha portato è proprio questo rapporto confidenziale con Dio nel quale lo Spirito Santo inserisce anche noi. «Abbà» è il tono amorevole del figlio verso il babbo ed è la prima parola sulle labbra di chiunque voglia pregare, come Gesù ha insegnato: «Quando pregate, dite: “Padre!”» (Lc 11,2).
- Coeredi di Cristo. Il tema dell’eredità celeste è presente nel Nuovo Testamento in modo diffuso. La prima volta che ne troviamo menzione è nelle beatitudini di Matteo: «Beati i miti, perché avranno in eredità la terra» (Mt 5,5). Per ora, è sufficiente questo versetto per illuminarci. Si parla di una terra da ereditare. Alla lettera pensiamo a un terreno fisico, un campo o un appezzamento. In senso figurato il rimando è al regno dei cieli, terra promessa in eterno, che richiama la terra paradisiaca perduta per il peccato (Gen 3,23). Chi è che eredita una terra? Il figlio. Il mite che riceve in eredità la terra, è chi non ha bisogno di usurparla (Mt 21,38), ma la riceve perché vive con il Padre e da Lui riceve ogni bene. Il Figlio non deve sostituirsi al Padre per ricevere perché tutto ciò che è del Padre, è anche del Figlio (Lc 15,31; Gv 16,15).
- Sofferenze e gloria. La sofferenza di cui si parla non è la passiva accettazione della vita, anzi il figlio è protagonista nella casa del padre. Essa è la condivisione tanto della fatica quotidiana, quanto dei traguardi di gioia che attraverso di essa si possono raggiungere. Ancora una volta è illuminante l’esempio di Ignazio di Loyola e come consideri il rapporto sofferenze/gloria nella meditazione delle due bandiere (ES 137-148). Per quale re sei disposto a dare tutto te stesso, sperando di poter poi condividere la stessa gloria?
Le parole di Paolo in questi versetti sono molto intense. Ogni espressione è carica di significato e si potrebbe approfondire ancora. Quello che conta, però, non è esaurire tutto quello che si può dire, quanto sperimentare profondamente, nella propria esistenza, la grazia di incontrare Dio e sentirsi dire al cuore «Tu sei mio figlio». Contemplare, meditare e gustare Dio che mi incontra e mi dice: “Figlio, ti voglio bene!”
Paralleli e approfondimenti
- Questi è mio Figlio: Mt 3,17; 17,5; Mc 9,7; Lc 9,35; Gv 1,34; 2Pt 1,17;
- Abbà/Padre: Sal 89,27; Ml 2,10; Mt 6,4.9; 10,29; 26,39; Mc 14,36; Lc 11,2; 22,42; Gv 4,21; 14,31; Gal 4,6; 1Gv 3,1;
- Usurpare, uccidendo l’erede: Mt 21,38; Mc 12,7; Lc 20,14;
- Eredità di Dio: Es 34,9; Mt 5,5.