1Giovanni 2,28-3,2 - Figli di Dio

1Giovanni 2,28-3,2 - Figli di Dio

1Giovanni 2,28-3,2
Figli di Dio


2,28E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo avere fiducia quando egli si manifesterà e non veniamo da lui svergognati alla sua venuta. 29Se sapete che egli è giusto, sappiate anche che chiunque opera la giustizia, è stato generato da lui.

3,1 Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. 2Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

(Bibbia CEI 2008)

Commento:

1Giovanni 2,28-3,2


Camminare nella luce è l’invito della sezione precedente (1,5), a cui l’autore univa delle condizioni da rispettare: allontanarsi dal peccato (1,8), scegliere la carità (2,3) e guardarsi dal mondo (2,12) e dagli anticristi (2,18). Chi cammina in questa luce, vive da figlio di Dio e scopre in sé la grazia della generazione dall’amore del Padre. Il figlio non è tale da se stesso, ma discende da una genitorialità che lo ha messo al mondo. Questo aspetto della vita umana è immagine del rapporto con Dio, che ci ha chiamati sia alla vita terrena, che a quella eterna.

  • Rimanete, aver fiducia, senza vergogna nel giudizio. Il v. 2,28 potrebbe essere conclusione del brano precedente o transizione al successivo. Nell’incipit «E ora» leggiamo un passaggio come di causa-effetto, dunque lo considero primo di questi versetti. Dopo aver invitato a camminare nella luce e spiegato le come sia possibile, l’autore ci manifesta la bellezza della figliolanza divina. Invita ad avere un rapporto esclusivo e costante (rimanete) con Cristo, come egli stesso aveva insegnato ai discepoli. Chi resta in lui, guadagna a se stesso una fiducia fondata sulla fedeltà di Dio. La manifestazione di cui si parla è certamente quella finale (in teologia: parusia), ma anche l’incontro quotidiano con il Signore. Ogni volta che siamo di fronte a Dio ci viene detta la verità di noi stessi, sia in bene, che in male; per questo non prova vergogna chi cammina nella verità (Lc 1,74; Fil 1,14; 2Tm 2,15).
  • Operare la giustizia. In Lc 3,8 il Battista invita a compiere opere che siano frutto della propria conversione: chi dice di avere Abramo per padre, ma non vive la fedeltà a Dio, è menzognero. In qualche modo si afferma che il figlio è riconosciuto nella somiglianza al padre. Il tema richiama quanto il Signore chiede sia alla comunità intera (ricorda chi ti ha generato: Dt 32,18), che a ogni singolo credente (tu sei mio figlio: Sal 2,7; 110,3). Amare Dio e il prossimo con tutto il cuore, fa vivere da figli dell’unico Padre dei cieli (Mt 5,43-48).
  • Figli di Dio. Dio chiama figli tutti gli uomini e le donne, anzitutto gli Israeliti (Os 2,1). Il Figlio Gesù (Mt 3,17; Lc 1,32) unisce al Padre tutti quelli che comunicano al suo amore (Gv 14,6), vivono la pace (Mt 5,9) e la misericordia (Lc 6,35). Essere figli è insomma un dono, una vocazione e una destinazione insieme. È dono perché senza merito e dunque per amore; è vocazione perché nella somiglianza all’immagine del Figlio, portiamo il Padre al mondo; è destinazione perché vederlo faccia a faccia è la bellezza della comunione eterna preparata per ciascuno di noi.

I vv. 2,1-2 intrecciano ritmicamente le tre dinamicità appena indicate, mostrando come la persona non sia un dato finito, quasi come un oggetto, ma un essere in continua crescita. La storia personale, fatta di successi e ferite, vittorie e amarezze, è il luogo in cui scoprire la tenerezza e misericordia di Dio (Lc 1,78) per dire al mondo: è mio Padre perché non mi abbandona (Sal 27,10) ed è roccia di salvezza (Sal 89,27).



Rimanere in Gesù: Gv 8,31; 15,4-9; Fil 4,1; 1Gv 2,27; 

Nella verità: Tb 3,5; 14,6-8; Gv 8,44; 17,17-19; 18,37-38; Col 1,6; Eb 10,26; Gc 3,14; 2Pt 1,12; 1Gv 3,18; 2Gv 1-4; 3Gv 1-4; 

Come il Padre: Gv 15,15; 17,26; 

Somiglianza: Gen 1,26; Gv 13,5; Rm 6,5; 

Altri riferimenti: Mt 24,3; Gv 15,21; Rm 8,14; 1Cor 15,23; Fil 3,21.

1Giovanni 2,28-3,2 - Figli di Dio

Essere figli di Dio è frutto di una scoperta che si configura ad un tempo come dono, vocazione e destinazione. Il dono della figliolanza discende da un amore gratuito di Dio che chiama ognuno a comunione con sé.

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