Commento alla Sacra Scrittura con la piccolezza di un'ape che si avvicina al fiore
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Il discorso che leggiamo in questo capitolo (14,1) è l’addio di Gesù ai suoi. Iniziato nel capitolo precedente, dopo l’uscita di Giuda dal consesso dell’ultima cena (13,31).
Il luogo in cui viene pronunciato è dunque la cena e l’occasione è un saluto.
L’esordio “non sia turbato il vostro cuore” è parallelo al v. 27 ed è retoricamente apertura e chiusura di una inclusione. Tutto il discorso che sta nel mezzo è significato da quelle parole, che qui troviamo ripetute nell’invito del v. 11. Il messaggio primo di Gesù è: non sia turbato il tuo cuore, abbi fede.
Questi versetti possiamo considerarli così strutturati:
La domanda di Tommaso richiama il desiderio di seguire Gesù fino alla morte, come lo stesso discepolo aveva dichiarato: “andiamo anche noi a morire con lui!” (Gv 11,16). Gesù dichiara solennemente si essere Dio con la formula di Es 3,14 (molto cara all’evangelista) alla quale aggiunge tre titoli: egli è la via (Eb 10,19-20 la sua carne è la via verso il Padre) perché lui bisogna seguire; egli è la verità perché svela il Padre (ce ne fa l’esegesi, la narrazione Gv 1,18); egli è la vita (Gv 10 e molti altri rif.) perché fa vivere e apre alla vita più forte della morte. L’amore che comanda è più forte della morte e Tommaso l’aveva forse intuito davanti alla risurrezione di Lazzaro (dopo aver incitato a morire con lui) per questo lo ritroveremo incredulo (Gv 20,24-29) non perché scarso di fede, ma per la certezza più grande dell’amore contro la morte.
La domanda di Filippo richiama il desiderio di vedere il volto e la gloria di Dio. In Es 33,18 Mosè vuole vedere la gloria di Dio e così anche l’orante del Salmo 27(26) vuole vedere il volto di Dio; Filippo fa da tramite a quei Greci che vogliono vedere Gesù (Gv 12,21) e ora lui vuole vedere il Padre. La risposta di Gesù è il commento alla sua stessa vita terrena come già l’evangelista ci aveva introdotti all’inizio del suo Vangelo: “il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, è lui che ce ne ha fatto il racconto (esegesi)” Gv 1,18. Per mostrare il volto del Padre, Gesù ama e le opere testimoniano che viene dal Padre (Gv 5,36). L’intima unione con il Padre potremo testimoniarla i discepoli di Gesù (1Gv + Diogneto).
L’invito finale di Gesù è una esortazione a mantenere salda la fede nutrendola del rapporto con lui e con il Padre come lui stesso ha mostrato ai suoi, per questo ripete ancora: “credete”.
Paralleli e approfondimenti
5Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?».
6Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
8Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: «Mostraci il Padre»? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
© Testo a cura della CEI consultabile su bibbiaedu
Paralleli e rimandi:
Es 3,14; 33,18 | Sal 27(26) | Gv 1,18; 5,36; 10; 11,16; 20,24-29 | Eb 10,19-20 | 1Gv 1 | 1Pt 2
Nella liturgia questo brano evangelico lo troviamo:
Nel Breviario non troviamo questa pericope.
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