Salmo 15 (14) - Chi abiterà nella tua tenda?

Salmo 15 (14) - Chi abiterà nella tua tenda?

Salmo 15 (14)
Chi abiterà nella tua tenda?



1 Salmo. Di Davide.

Signore, chi abiterà nella tua tenda?
Chi dimorerà sulla tua santa montagna?

2 Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore,

3 non sparge calunnie con la sua lingua,
non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.

4 Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.
Anche se ha giurato a proprio danno,
mantiene la parola;

5 non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l'innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.


(Bibbia CEI 2008)

Commento:


Salmo 15 (14)


Il Salmo 15 è nella prima parte di cinque del libro dei Salmi. Il componimento è breve e si presenta come una raccolta di insegnamenti morali. Il fine delle azioni è poter abitare con il Signore (v. 1) per sempre (v. 5).

  • Il v. 1a nota salmo attribuito a Davide.
  • Il v. 1bc domanda di apertura. Apre il salmo la doppia formulazione di un’unica domanda: chi può avere la certezza di vivere con il Signore? Il primo luogo di dimora che leggiamo è la tenda, reminiscenza della presenza divina tra il popolo nel deserto e fino a Davide. Il Nuovo Testamento riprende l’immagine della tenda, specialmente nel desiderio della Lettera agli Ebrei di entrare nel santuario celeste. Con la morte e risurrezione Cristo entra nella vera tenda, non costruita da mani d’uomo (Eb 8,2; 911) e dona all’umanità la comunione eterna. Non si parla di tempio, ma di tenda, per cui è rispettata la verosimiglianza con la realtà storica del tempo davidico. Si parla, inoltre, di montagna - questa sarebbe un’allusione a Sion - dove in seguito sarà costruito il tempio. Sui monti era frequente la costruzione di templi, santuari e altari per il naturale pronunciarsi della terra verso il cielo.
  • I vv. 2-3 primo elenco. Camminare rettamente o senza colpa (Sal 1; 119,1) è un’espressione già incontrata nel Pentateuco per alcuni giusti tra cui i patriarchi Enoc (Gen 5,24), Noè (Gen 6,9) e Abramo (Gen 17,1). Il significato è la rettitudine morale. I vv. 2-5 elencano undici azioni e un atteggiamento. Le prime azioni riguardano una generica rettitudine morale e il buon uso della lingua.
  • Il v. 4ab gli occhi. L’atteggiamento riguarda lo sguardo. L’occhio può giudicare e decidere di condividere o stare lontano da ciò che vede. Riconosciuto il malvagio, starne alla larga; trovata una persona buona, camminare insieme. La bontà è detta timore del Signore. È così che anche i primi cristiani interpreteranno il discepolato.
  • I vv. 4c-5b secondo elenco. Il secondo elenco richiama sia la bocca, sia le mani. Chi ha promesso nel bene, resta fedele al bene. Chi vive compiendo il bene, non accetta compromessi a danno dei più deboli. La critica e il divieto del prestito a usura fanno già parte della Legge (Es 22,24); il denaro, infatti, acceca l’avido, anche quando è davanti a una persona più debole (Es 23,8).
  • Il v. 5cd insegnamento. La ricompensa che il salmo lascia intravedere ha una duplice prospettiva di apertura: camminare rettamente in questo tempo terreno; vivere eternamente con il Signore.

La lingua, gli occhi, i pensieri e le mani indicano che tutta la capacità di relazione dell’uomo è coinvolta. Dal suo rapporto fraterno e caritatevole con gli altri, dipende il riconoscimento da parte del Signore (Mt 25,35). L’elenco di azioni non ricalca il Decalogo, ma va oltre perché non c’è fissismo nella legge, in quanto legge suprema è l’amore e chi ama i fratelli «è passato dalla morte alla vita» (1Gv 3,14).



Timore dei primi cristiani: At 9,31; 13,16.26; 19,17; 2Cor 7,1; 1Pt 1,17;

Paralleli del testo: Sal 24,3-6; Is 33,15-16; Mi 6,6-8;

Camminare nella via di Dio: Dt 5,33; 8,6; 30,16; 1Re 3,6; 2Cr 6,31; Ne 5,9; Sal 81,14; 116,9; 128,1; Os 14,10; Mi 4,5; Rm 8,4; Col 2,6.

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