Quando apri gli occhi tutto cambia
Quando apri gli occhi tutto cambia
III Domenica di Pasqua (anno A)
26 aprile 2020
I sensi, la gioia, la frenesia sono i protagonisti di questa Domenica intrisa ancora dell’annuncio pasquale. Realtà queste che in tempo di Covid e reclusione sono una sfida per la riflessione. Bisogna ricominciare, ma non più come prima. Di fatto chi l’ha detto che guardavamo davvero bene la realtà ed eravamo felici?
Una prova? Chi ricordava che affacciandosi al balcone si potesse respirare l’odore del mare nell’aria del quartiere? Chi aveva memoria dell’azzurro così limpido del cielo? E da quanto tempo avevamo dimenticato l’esistenza degli uccelli fuori dalle finestre? È proprio vero che tutto quello che avevamo prima è necessario che torni come prima? Come i discepoli del Vangelo odierno, dobbiamo considerare una nuova realtà e aprire gli occhi perché tutto cambi, ma in meglio.
Testimonianza
Le letture ci fanno tornare alla sera di Pasqua con i discepoli di Emmaus (Vangelo) e fare un balzo in avanti alla testimonianza missionaria di Pietro (1° e 2° lettura).
Apre il discorso di Pietro, il primo dei tre maggiori trasmessi da San Luca. È una testimonianza pubblica di fede a Gerusalemme. Testimonianza ovvero martyria: raccontare ciò che si è vissuto, mettendo la propria faccia a servizio della verità. Questa è pubblica: Pietro è il messaggero, ma è anche il messaggio, infatti la sua vita inizierà a essere testimonianza più delle parole. Gerusalemme è il luogo santo, centro del mondo per gli Israeliti, centro del cuore di Dio perché anche lì fa nascere la Chiesa.
Se Pietro deve partire da Gerusalemme verso il mondo, è necessario che i discepoli tristi e delusi del Vangelo vi facciano invece ritorno. Gli amici avevano dato testimonianza della resurrezione, ma non riuscivano a credervi. Perché? L’incontro con il risorto è un dono che Gesù stesso concede ai discepoli di sempre e riconoscerlo è conseguenza della strada, dell’ascolto, della frazione comunitaria del pane. Hanno bisogno di aprire gli occhi perché tutto cambi. Ecco allora che il Vangelo ci racconta di tre trasformazioni fisiche che si rivelano, più in profondità, tre passaggi interiori, tre Pasque (passaggio appunto).
O discepoli, voi speravate: vuol dire che ora non sperate più... O Signore, va' in aiuto a quei discepoli! Spezza loro il pane perché ti riconoscano. Se tu non li riconduci sono perduti.
(Agostino, discorso 236/A - Lunedì di Pasqua)
Occorre un passaggio, una Pasqua
Anzitutto il cuore che da triste diventa ardente. Nel cammino insieme ascoltano una meditazione sul legame tra vita e Parola. Segue quella degli occhi da ciechi ad aperti. Ora che sono aperti tutto cambia e sono importanti anche l’imbrunire, la fame e il sonno perché il Signore possa manifestare la sua presenza. Lui è lì al tramonto delle speranze, nella fame di certezze e nel sonno della stanchezza. Incontra i discepoli nel loro limite come aveva mostrato nella croce. Si è fatto limite per poterci in cambio risollevare con la sua risurrezione (ovvero anastasis, mettersi in piedi).
La terza trasformazione è quella dei piedi da lenti a veloci. Erano pesanti quando si allontanavano, infatti l’evangelista ci lascia immaginare un giorno intero di viaggio da Gerusalemme verso Emmaus. Trasformati invece sono veloci, tanto che in un poco, che non viene nemmeno misurato, ritornano dagli amici del Cenacolo per raccontare la gioia grande. La vita da delusa e spenta ora è testimonianza viva e gioiosa.
Tutto cambia, quando apri gli occhi
E allora mi chiedo: in questa domenica celebriamo la risurrezione di chi? Solo di Gesù o anche dei discepoli rimessi in piedi e rigenerati dall’incontro con Lui? E quale risurrezione chiediamo al Signore oggi? La sua come testimonianza da portare o anche la nostra perché ci rigeneri ancora e ancora (vedi la riflessione di domenica scorsa su via Betania oppure su questo blog) e siano finalmente aperti anche i nostri occhi? Quando apri gli occhi, tutto cambia. Che stai aspettando?