Marco 9,38-50 - Nel mio nome

Marco 9,38-50 - Nel mio nome

Marco 9,38-50
Nel mio nome


38Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». 39Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: 40chi non è contro di noi è per noi.
41Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
42Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. 43Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. [ 44] 45E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. [ 46] 47E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, 48doveil loro verme non muore e il fuoco non si estingue. 49Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. 50Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».

(Bibbia CEI 2008)

Commento:

Marco 9,38-50


La missione di Gesù pone interrogativi sulla sua identità e su quella dei discepoli. Chi sono i discepoli di Gesù? Cosa guadagnano? Che testimonianza devono?

  • «Nel mio nome». L’espressione come ritornello interno, aggancia tra loro i vv. 37 (brano precedente); 38; 39; 41. Il v. 37 e il v. 41 hanno in comune la carità dell’accoglienza (verso i più piccoli - verso i discepoli). In mezzo, i vv. 38-39 propongono una riflessione sull’accoglienza di altri testimoni tra quelli che annunciano e operano nel nome di Gesù. Lo Spirito Santo è il legame tra il Padre e i figli; saper fare discernimento sulla presenza di Dio è sapienza di vita spirituale che bisogna apprendere dal Cristo. Il caso non è nuovo nella Scrittura, se ricordiamo dello spirito di Mosè donato da Dio ad altri uomini. Giosuè si sentì dire da Mosè che non bisogna esserne gelosi, ma contenti, perché Dio si dona tutto a tutti gratuitamente (Nm 11,25-29). Così l’espressione «nel mio nome» significa riconoscere nell’altro la presenza di Gesù (vv. 37 e 41), ma anche operare grazie all’unione intima tra il fedele e Cristo (vv. 38-39). Il fondamento del cristiano è Cristo e nessuno può sostituirsi a lui (At 19,15) o vivere senza di lui (Mt 12,30).
  • Bicchiere d’acqua. La pratica dell’ospitalità è virtù diffusa e ben nota presso i popoli antichi. Essere ospitali è anzitutto disposizione del cuore verso il bisogno e il bene dell’altro (Rm 12,13), nel quale si riconosce un fratello di Cristo e figlio di Dio (Eb 13,2). La semplicità del bicchiere d’acqua è messa accanto alla ricompensa che Dio stesso non mancherà di far godere alla persona caritatevole. Ciò indica che vi è una conoscenza intima del cuore da parte di Dio, che l’uomo non può intendere quando si ferma al giudizio esteriore di ciò che vede. Allo stesso modo, la ricompensa non è resa con immagini plastiche perché il discepolo lavori di fantasia sul bene che avrà da Dio, ma è lasciata alla bontà divina che è certa e fedele.
  • Scandalo. Opposto alla carità del servizio è lo scandalo che, letteralmente, indica il far inciampare qualcun altro nel cammino. Queste parole sono una luce accesa sulla responsabilità di testimonianza di ciascun discepolo. Chi fa inciampare un fratello, impedisce la comunione con Cristo che è la verità definitiva della vita. Per questo - con espressioni simboliche molto crude - Gesù mette in guardia dall’essere occasione di inciampo nelle relazioni, nelle azioni e nelle intenzioni del proprio agire (mano, piede, occhio). Come evitare il pericolo di essere causa di scandalo? Mettendosi e ri-mettendosi «dietro» Gesù ogni giorno (Mc 8,32) e non davanti o al posto di Dio, tentazione primordiale mai definitivamente sconfitta (Gen 3).
  • Fuoco. Due fuochi sono qui uno accanto all’altro: il fuoco della Geènna e il fuoco «salatore» (purificatore). La valle della Geènna era il posto in cui si bruciavano i rifiuti. Il disprezzo per il luogo nasceva dall’essere stato anticamente utilizzato per i sacrifici (anche umani) a Moloch, divinità legata alla morte. Nell’immaginario degli ascoltatori di Gesù, parlare di fuoco della Geènna che consuma le membra di chi procura lo scandalo, significa scomunica, morte e perdizione eterna. È un fuoco inceneritore e distruttore (Is 66,24). Il secondo fuoco (v. 49), invece, è legato al sale ed ha funzione purificatrice. Il fuoco che purifica è il fuoco che attendiamo tutti ed è Cristo stesso (come spiego in Mt 13,36-43 e come leggiamo in SS 46-47). L’immagine non è per spaventare, ma per misurare la carità. Attraverso il fuoco che è Cristo la vita è purificata dalla verità che Egli è e l’uomo ritrova, dall’altra parte del passaggio, l’oro prezioso della carità che splende; non ritrova, invece, la paglia della vanità che passa (Qo 1,2). Ciò che vale è l’amore a Dio e al prossimo; ciò che è vile, è perduto per sempre. I vv. 44 e 46 non sono presenti nel testo perché interpolazioni tardive di alcuni copisti che avevano lì ripetuto il v. 48 (presente invece nei manoscritti più antichi, precedenti all’opera degli amanuensi).

«Nel mio nome» è il richiamo a cercare e collocare se stessi in Gesù. Una sana vita spirituale può scorgere e indicare dove Dio si trovi, ma nessuno potrà mai stabilire con certezza dove Egli non sia o dove Dio non debba voler essere. Ecco allora che questa raccolta di detti è proposta a noi dall’evangelista come invito a vivere sempre alla sequela di Gesù. Il vivere è Cristo (Fil 1,21; Gal 2,20) e non vi è rinuncia che valga più di Lui e della scoperta del tesoro prezioso che è il regno suo (Mt 13,44).



Fuoco che purifica: Nm 31,23; 2Sam 22,31 (= Sal 18,31; Pr 30,5); Zc 13,9; 1Pt 1,7;

Carità della sete: Gen 24,14; Gb 22,7; Pr 25,21; Gv 4,7; Rm 12,20;

Scandalizzare il prossimo: 1Re 14,16; 2Re 21,11; Qo 8,11; Ml 2,8; Mt 16,23; Rm 14,13; 1Cor 10,32; 2Cor 6,3.

Marco 9,38-50 - Nel mio nome

Fondamento della vita cristiana è Cristo. Egli è il maestro da seguire, ma il discepolo non può stabilire dove lo Spirito di Dio non debba essere. Piuttosto è invitato a cercarlo continuamente, riconoscerlo e darne testimonianza

Continua...
Ricerca nel Blog