Giovanni 15,1-8 - Io sono la vite vera
Io sono la vite vera
1 «Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.
(Bibbia CEI 2008)
Commento:
Giovanni 15,1-8
La metafora della vite arricchisce la rivelazione divina che Gesù fa di se stesso, del Padre e della vita nuova offerta ai discepoli. Essa richiama la vigna dell’AT alla quale Dio paragona il popolo di Israele. Considero quattro etichette tematiche:
- Vite (vera). Il lettore del quarto Vangelo ha già incontrato l’«Io-Sono» di Gesù in più dichiarazioni. Credo siano fondamentali per interpretare questa rivelazione almeno altre due: «Io-Sono il pane» (6,35) e «Io-Sono la via, la verità e la vita» (14,6). Indico questi perché con 6,35 è in comune l’aggettivo «vero», mentre 14,6 è subito precedente all’attuale. Come c’è un pane che sfama senza saziare, così vi può essere una vite che cresce senza fruttificare. Il pane e la vite insufficienti sono immagini delle bramosie terrene e dell’orgoglio dell’uomo che sostituisce Dio con un idolo, insegue le vanità e non cerca la verità. Gesù è il pane vero perché dà vita eterna ed è la vite vera perché il suo sangue purifica dalla sozzura del male e del peccato (Ap 7,14). Il collegamento con 14,6, invece, è il contesto della cena; è la parola che ha appena pronunciato per dire ai suoi il cammino ascensionale verso la dimora divina. Gesù sta offrendo se stesso come nutrimento (pane, vino) e guida (via, verità e vita) per camminare verso il regno.
- Agricoltore. L’immagine del Padre come agricoltore è un riferimento alle parole di Is 5,1-7. Israele è la vigna del Signore che Egli ha piantato, lavorato e molto amato, ma che non sempre ha prodotto i buoni frutti sperati. Il Padre però non perde l’amore per l’umanità, anzi offre il Figlio come vite vera alla quale legarsi innestando la propria esistenza. La potatura è per la crescita della vite.
- Tralci. Il tralcio prende dal tronco la linfa e la trasporta alle estremità da cui si attendono i frutti. È il Vangelo affidato alle vite dei discepoli (Mc 16,15) che porta frutti di grazia nel mondo e nella storia. Il discepolo, infatti, è testimone se produce frutti buoni (Mt 7,16-20).
- Frutto (e discepolato). Portare frutto e diventare discepoli sono realtà legate insieme. Entrambe rendono gloria al Padre, cioè lo santificano (Mt 6,9; Lc 11,2) in questa dimensionalità dell’esistenza umana. Portare frutti buoni è un’espressione della Scrittura che indica la vita buona e la benedizione. Così la Sapienza paragona se stessa a una vite florida (Sir 24,17) e l’abbondanza (Gl 2,22; Zc 8,12; Ml 3,11) o la sterilità (Ab 3,17; Ag 2,19) sono immagini profetiche rispettivamente di vita buona o morte minacciosa. Anche la donna è benedetta perché sia come vite feconda (Sal 128,3). Portare frutto dunque è accogliere la vita di Dio e donarla al mondo. È portare a tutti la benedizione di Dio.
Nei versetti successivi (15,11) scopriamo che dono del Signore vite vera è l’ebrezza della gioia di Dio stesso. La Parola accolta purifica il discepolo (v. 3) e lo conforma a Cristo luce vera del mondo (Gv 1,9).
Vigna del Signore: Sal 80; Is 5,1-7; 27; Ger 2,21; 6,9; 12,10; Ez 15,2; 17,6; 19,10-14; Os 10,1; Mt 20,1-15; 21,33-46; Mc 12,1-12; Lc 20,9-19; Ap 14,18-19;
Portare frutti buoni: Mt 3,8; 12,33; 13,23; 21,43; Lc 3,8; Rm 6,22; 7,4-5; 2Cor 9,10; Gal 5,22; Col 1,6-10; Gc 3,17-18; Gd 12 (non portare frutti); Ap 22,2 (frutti dell’albero della vita).