Atti 10,23b-33 - In casa di Cornelio

Atti 10,23b-33 - In casa di Cornelio

Atti 10,23b-33
In casa di Cornelio


23b Il giorno seguente partì con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono. 24Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli con i parenti e gli amici intimi che aveva invitato. 25Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio gli andò incontro e si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio. 26Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati: anche io sono un uomo!». 27Poi, continuando a conversare con lui, entrò, trovò riunite molte persone 28e disse loro: «Voi sapete che a un Giudeo non è lecito aver contatti o recarsi da stranieri; ma Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo. 29Per questo, quando mi avete mandato a chiamare, sono venuto senza esitare. Vi chiedo dunque per quale ragione mi avete mandato a chiamare». 30Cornelio allora rispose: «Quattro giorni or sono, verso quest'ora, stavo facendo la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida veste 31e mi disse: «Cornelio, la tua preghiera è stata esaudita e Dio si è ricordato delle tue elemosine. 32Manda dunque qualcuno a Giaffa e fa' venire Simone, detto Pietro; egli è ospite nella casa di Simone, il conciatore di pelli, vicino al mare». 33Subito ho mandato a chiamarti e tu hai fatto una cosa buona a venire. Ora dunque tutti noi siamo qui riuniti, al cospetto di Dio, per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato».

(Bibbia CEI 2008)

Commento:

Atti 10,23b-33


Il viaggio di Pietro a Cesarèa è apostolico, missionario e rivoluzionario. Ascoltando l’intuizione dello Spirito, risponde prontamente alla chiamata di Cornelio, centurione romano (pagano per i canoni giudaici), e ne raggiunge la casa. Il viaggio è apostolico perché lo Spirito Santo suscita in Cornelio il desiderio che sia uno tra gli apostoli a catechizzarlo. In Pietro è tutta la Chiesa che si muove. Il viaggio è anche missionario perché tocca il bisogno di conoscere Cristo e la salvezza. Esso è infine rivoluzionario perché è l’uscita del Vangelo dai confini giudaici. Non è il Tempio o la sinagoga luogo d’incontro. La preghiera in casa (v. 30) o sulla terrazza (v. 9) sono entrambe efficaci perché comunione con Dio nello Spirito. Lo Spirito poi opera nei cuori, riunisce la comunità e la casa è il nuovo luogo in cui si è «al cospetto di Dio» (v. 33).

  • Cornelio, i parenti e gli amici. Sia Cornelio che Pietro sono attorniati da altra gente. Il Vangelo tocca personalmente e comunitariamente allo stesso tempo. La parola del Signore porta un frutto abbondante (Lc 8,4; Col 1,6), che condiviso continua a crescere (Mt 13,33). È il seme seminato, trasformato in altri semi e sparso ancora nella terra fertile del cuore di chi accoglie il Signore (v. 35). Pietro è accompagnato da alcuni fratelli della comunità di Giaffa, mentre Cornelio ha organizzato in casa un incontro aperto alla famiglia per un gruppo di amici.
  • Prostrazione, visione, intuizione interiore. Alcuni gesti e avvenimenti sono simbolici dalla sacralità del mistero di Dio. Le visioni vissute da Pietro e Cornelio si richiamano a vicenda, mostrando la provvidenza di Dio inscritta nella vocazione personale di ciascuno (10,3 e v. 30). Il Signore liberamente raggiunge i suoi figli: sia chi già ha conosciuto e toccato Gesù (1Gv 1,1), sia quanti Egli stesso vuole toccare e avvicinare a Sé (Es 33,19; Rm 9,15). Alle visioni seguono delle intuizioni spirituali che i protagonisti traducono in azioni concrete. Pietro comprende che è puro tutto quanto è raggiunto dalla grazia di Dio, perciò non rifiuta di incontrare dei pagani. Cornelio diventa consapevole che ha bisogno di una guida spirituale per il cammino di fede e che deve condividere la grazia. La prostrazione di Cornelio davanti a Pietro fa venire in mente altre due occasioni simili: Pietro ai piedi di Gesù quando ne riconosce la santità davanti al suo peccato (Lc 5,8) e gli apostoli che venerano il Signore mentre ascende al cielo (Lc 24,52). La venerazione è riconoscimento della santità divina, come nella liturgia celeste dell’Apocalisse.
  • Per quale ragione? Pietro fa esprimere ai suoi ascoltatori il desiderio che li ha mossi a cercarlo, sebbene possa sembrare già evidente. Manifestare il desiderio della fede in realtà è il primo modo per accogliere l’annuncio che si riceve. Si tratta di aprire la porta del cuore (Ap 3,20) perché il Signore spalanchi in noi la porta della fede (At 14,27) grazie alla sua Parola (Col 4,3).

L’accompagnamento spirituale è un’arte del discernimento del cuore che solo lo Spirito di Dio può operare con verità, bontà e limpidezza. È un dono da chiedere al Signore per se stessi e per la testimonianza di fede da condividere con i fratelli.


Prostrazione/venerazione: Gen 17,3; 2Re 4,37; Gdt 14,7; Est 18,3; Sal 5,8; 138,2; Mt 2,11; 8,2; 9,18; 14,33; 15,25; 18,26; 20,20; 28,17; Mc 5,6.22; 7,25; 15,19; Lc 4,7; 8,28.41.47; 17,16; 24,52; Gv 11,32; At 16,29; Ap 4,10; 19,10 (non venerare una creatura); 22,8.

Altri riferimenti: Tb 12,12; Mt 18,11; Lc 1,13; At 3,1; Gal 2,12; Ap 5,8; 8,3.

Atti 10,23b-33 - In casa di Cornelio

Pietro accoglie l'invito di Cornelio e giunto in casa chiede che esprimano il desiderio della fede. La preghiera di Pietro e Cornelio è stata accolta dal Signore che nello Spirito ha radunato la sua comunità ecclesiale

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