Matteo 10

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vv. 26-31

32 Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33 chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.
34 Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. 35 Sono infatti venuto a separare l'uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera ; 36 e nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa .
37 Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38 chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.39 Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
40 Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41 Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42 Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".
© Testo a cura della CEI consultabile su bibbiaedu

Paralleli e rimandi
Gen 4,9; 19 | Dt 6,5 | 2Re 4,7-18 | Ct 2,16 | Is 49,16 | Gn 4,10-11 | Mt 13,53-58; 18,5; 25,40.45 | Mc 3,20 | Gv 1,11; 10,10 | Rm 6,1-14 | Gal 5,20 | 2Tm 2,11-13 | Eb 4,12 | Ap 3,20

Il cap. 10 racconta la missione dei Dodici e riporta insegnamenti di Gesù, qui raccolti da Matteo come compendio e appendice all’invio dei missionari. In questo capitolo leggiamo come l'identità del discepolo-apostolo sia la somiglianza con Gesù, primo apostolo dell'amore divino. Per comprendere questi versetti, è necessario leggere il contesto in cui sono inseriti: i discepoli sono stati inviati come “pecore in mezzo ai lupi” (v. 16), ma non devono aver timore perché la provvidenza di Dio non li abbandona (v. 30). Suddivido in quattro raccolte di detti:

  • Riconoscere Gesù (vv. 32-33). La fede si esprime in due direzioni: in questo tempo terreno e nella vita eterna. Adesso è da riconoscere nel Vangelo, ma anche nei fratelli più piccoli (Mt 18,5) e più bisognosi (Mt 25,40.45). Egli è sempre alla porta del cuore e bussa per essere riconosciuto e accolto (Ap 3,20). È colui che ha donato se stesso per noi, prima ancora che ne fossimo consapevoli o degni, nonostante il peccato (Gal 5,20). Il suo desiderio è la salvezza e riconoscerlo davanti ai fratelli (v. 33) è la nostra testimonianza di fraternità con Gesù (2Tm 2,11-13).
  • Giudizio o separazione (vv. 34-36). La chiave di interpretazione è nel verbo separare (v. 35) da cui ricaviamo “giudicare”. In greco krino è il giudizio o la crisi intesi come separare/tagliare per discernere e scegliere. Nell’ambito familiare ci possono essere separazioni e divisioni per invidie, gelosie o desideri. Davanti a Gesù la scelta è radicale perché l’amore a lui non è paragonabile all’attaccamento alle cose terrene e passeggere. Egli è tutta la nostra vita e chi lo riconosce non può farne a meno. La sua Parola, come una spada (Eb 4,12), è giudizio e discernimento.
  • Amore totale a Gesù (vv. 37-39). L’amore totale ed esclusivo è riservato a Dio (Dt 6,5) e Gesù per tre volte ripete che “non è degno” di lui chi non vive questa totalità. L’invito centrale a sollevare ciascuno la “propria croce” (v. 38) dice la somiglianza tra discepolo e maestro. Lui ci ha amati per primo e il suo amore preveniente chiede una risposta altrettanto intensa, come la sposa per l’amato (Ct 2,16) e come coloro che si riconoscono risorti da una vita vecchia per vivere nella grazia (Rm 6,1-14).
  • Accogliere il Vangelo (vv. 40-42). La conclusione delle istruzioni del discorso missionario va al cuore dell'incarnazione di Cristo: Egli si è fatto come noi per elevarci a ciò che lui è e perché Dio, che ci tiene sempre nelle sue mani (Is 49,16), sia accolto nella nostra vita. È venuto perché ognuno riconosca la vita e l’abbia in abbondanza (Gv 10,10). Accogliere il Vangelo e i suoi testimoni, significa accogliere Dio e la sua ricompensa (Gen 19; 2Re 4): la comunione eterna con Lui.

Qual è l’insegnamento di questi versetti? Un discepolo non vale più del maestro (v. 24), ma nessun figlio è inferiore a un altro davanti a Dio. Gesù invia missionari perché il mondo conosca l’amore di Dio. Chi è il mondo? E cosa bisogna conoscere? Il mondo è mio fratello (Gen 4,9) e mio fratello attende l’amore di Dio. Chiunque cerca la verità, infatti, cerca Dio, che ne sia consapevole o no (Edith Stein). Ciò che è da annunciare è la vicinanza del Signore per il quale il pensiero e la compassione sono costanti, anche quando il nostro giudizio crede l’opposto (Gn 4,10-11).


Paralleli e approfondimenti

Quando si usa nella preghiera questo testo?

Nella liturgia questo brano evangelico lo troviamo:Nel Breviario non troviamo questo testo. 

In altri riti:
  • ...
TAg di riflessione e commento
  • Missionari
  • Amore a Dio
  • Esclusivo
  • Propria croce
  • Riconoscere
  • Giudizio
  • Pace - spada
  • Accogliere
  • Ricompensa
  • Profeta
  • Apostolo

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