Matteo 11,25-27 - Rivelate ai piccoli

Matteo 11,25-27 - Rivelate ai piccoli

Matteo 11,25-27
Rivelate ai piccoli


25 In quel tempo Gesù disse: "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27 Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
(Bibbia CEI 2008)

Commento: 

Matteo 11,25-27


I versetti che leggiamo sono legati ai precedenti, completando la descrizione dei movimenti interiori di Gesù. In 16-19 ha lamentato il rifiuto della gente del tempo, in 20-24 ha rimproverato le città che non hanno accolto i segni, ora loda il Padre per quanti invece accolgono la Sapienza di Dio. Luca inserisce questi versetti in un altro contesto, quello della missione, descrivendo il movimento interiore di Gesù come una danza (esultò nello spirito - Lc 10,21-22), dunque opposta al lamento (Mt 11,16-19).

Alcune parole chiave per comprendere il testo e farne meditazione:

  • Sapienza. Gesù paragona se stesso alla Sapienza (11,19), ma solo i piccoli (infanti/tapini) lo hanno riconosciuto. Come la Sapienza riconosce il Padre (Sir 51,1-10) così Gesù ha un rapporto unico con Dio; egli è nella condizione di perfetta conoscenza della volontà divina. Come un piccolo, riconosce e indica il più grande.
  • Lodare. Il verbo lodare è la dichiarazione pubblica della conoscenza dei misteri del regno rivelati al Figlio e ai piccoli. Questa lode di Gesù è opposta al lamento verso quanti hanno rifiutato o non riconosciuto la sua divinità e messianicità. Inoltre ci fa entrare nel suo cuore: Gesù prova gioia. Di cosa gioisce Gesù? Della benevolenza del Padre che non resta lontano e immobile nel suo regno, ma si fa conoscere e incontrare dai figli. Dove incontriamo Gesù? Matteo ricorda che lo incontriamo, nella frazione del pane, nel bere al suo calice (Mt 26,26-29) e nei fratelli da amare, specialmente i miseri (Mt 25). Quando la comunione all’unico pane e l’amore reciproco sono il fondamento, il Signore è in mezzo a noi (Mt 18,20) e possiamo lodarlo con tutto il cuore (Dt 6; Mt 22,37).
  • Padre-Figlio. L’intreccio dei termini Padre (5 volte) e Figlio (3 volte) ha il sapore delle espressioni del Vangelo di Giovanni: Gesù è nel Padre e il Padre in lui (Gv 14) e questa comunione d’amore è ciò che è venuto a comunicare. Stare con Gesù, ci fa unire e assomigliare sempre più a lui. Il tono è sapienziale: In Sapienza 2,13 il giusto è colui che si riconosce e chiama se stesso “figlio del Signore”. Che significa essere figli del Signore? Quale novità ci porta Gesù? La novità che porta Gesù è il rapporto intimo che abbiamo con Dio, nonostante le distanze Creatore-creatura. Egli si fa fragilità per raggiungere ognuno di noi, come un padre che non si fa forte sul figlio, ma amorevolmente conduce per i sentieri della vita (Dt 8; Sal 16,11). Il v. 27 richiama infine inizio e conclusione del Vangelo: in Mt 4 le tentazioni sono menzogne del diavolo che insinuano che il mondo non sia nelle mani di Dio; in Mt 28,18 il risorto invia i discepoli con il potere che si estende nei cieli e sulla terra.
  • Sapienti, intelligenti e infanti. I sapienti e gli intelligenti sono coloro che vogliono racchiudere il Creatore nei limiti del proprio intelletto. Ma Dio è libero ed è amore. Egli si fa accessibile come desidera e non secondo i limiti che l’uomo impone. L’infanzia spirituale dei piccoli è la condizione di coloro che riconoscono un grande, il Padre, al quale tendere la mano per lasciarsi condurre (Dt 8).


Paralleli e riferimenti

Infanzia spirituale: Mt 18,1-10; 19,14; Mc 9,36-37; 10,13-16; Lc 9,48; 18,16-17; 1Cor 14,20
Potere di Cristo/Messia: Is 22,22-23; Mt 9,6 // Mc 2,10-11 // Lc 5,24; Mt 28,18; Lc 7,48-49; Gv 5,27; 17,2; 1Cor 5,4; Ap 1,18; 3,7


Matteo 11,25-27 - Rivelate ai piccoli

L'infanzia spirituale è la via della conoscenza del Padre. Come i piccoli riconoscono il grande cui affidarsi, così con Dio: non si può pretendere di piegarlo ai propri criteri, ma per conoscerlo occorre allungare la mano verso Lui e lasciarsi condurre.

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