Paralleli e rimandi:
Es 18,13-27 | Nm 27,16-17 | Dt 1,9-18 | Is 12,2-3 | Lc 4,16-21; 18,1-8 | At 2,41.42.47; 8,28; 13,3; 15,28 | 1Tm 4,14
I capitoli precedenti narrano della Chiesa di Gerusalemme. Leggiamo ora la crescita (6-12) da Gerusalemme ad Antiochia e le prime missioni. Qui c’è una narrazione dello sviluppo dell’attività missionaria con l’istituzione della diaconia (servizio) e ci segue la storia del primo martire Stefano (6,8-8,1a).
Non leggiamo il sostantivo diaconi, bensì diaconia, cioè servizio. L’istituzione dei Diaconi è voluta dai Dodici. Questi convocano l’assemblea dei discepoli e prendono provvedimenti in merito alla questione delle lacune nel soccorso dei poveri. Notiamo due gruppi linguistici e ciò era dovuto alla differente origine e lingua (anche alcune sinagoghe vivevano la stessa situazione). La decisione di istituire alcuni per la diaconia non è nuova nella Scrittura. Il primo a scegliere collaboratori fu Mosè su consiglio del suocero (Es 18,13-27 e Dt 1,9-18). La loro creazione avvenne appena usciti dall’Egitto. Parimenti per la Chiesa primitiva questo accade dopo il primo periodo di sofferta e gioiosa nascita ed espansione. Come gli Israeliti, anche la prima Chiesa, potremmo dire, passò attraverso le doglie di una generazione in cui l’esodo dal passato e la crescita del nuovo (2,41.47; 6,1) sono guidati dall’assistenza dello Spirito. Lo Spirito suggerisce le decisioni e accompagna la missione (8,29; 15,28).
I Dodici continueranno il ministero della Parola e della preghiera, i Sette si dedicheranno alla Diaconia e alla preghiera (sottintesa qui, esplicita in 2,42, secondo l’insegnamento di Gesù in Lc 18,1-8).
Perché aumentare collaboratori e struttura? Perché il popolo non sia senza pastori, come Mosè stesso aveva chiesto a Dio (Nm 27,16-17); i Dodici conoscono bene la Scrittura. La struttura della prima Chiesa che apprendiamo da queste informazioni è: la Chiesa è grande e in crescita, sotto la presidenza dei Dodici, ricca della vitalità attiva di tutti i discepoli. Questi, come nell’attuale rito di ordinazione (ricordo i nostri), presentano ai Dodici (al vescovo) gli uomini scelti per il servizio: di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza (proprio come il servo del Signore di Is 12,2-3 e Lc 4,16-21). La sottolineatura di Stefano è preambolo alla narrazione successiva. Egli per tutti incarnerà l’immagine di Gesù (cap. 7). La specificazione aggiunta a Nicola e il numero 7 sottolinea la grande diffusione del Vangelo (sette erano le comunità straniere scacciate dalla terra di Canaan) ed è una nuova missione, senza lotte e nel servizio (13,18-19).
Il gesto di imporre le mani è ripetuto diverse volte (13,3; 1Tm 4,14) ed è segno del dono dello Spirito che consacra. L’imposizione delle mani è chirotesia (keiros = mano e tithemi = porre) o chirotonia (teino = tendere) ed è il gesto che si ripete ancora oggi nel conferimento del sacramento dell’Ordine.
Paralleli e approfondimenti
Il discorso della montagna si apre con le "beatitudini" quasi autoritratto di Gesù e invito al discepolo che vuole seguirlo più da vicino a sperimentare la consolante certezza che il Regno dei cieli è già qui
Continua...La parola aramaica utilizzata per dire agnello talya’ ha anche il significato di servo/ragazzo (reminiscenza del sacrificio di Isacco, Gen 22,2-9). È allusione all’agnello pasquale poiché Cristo è salva dalla morte eterna per condurre alla vita di Dio.
Continua...Dio è benedizione e pace. Egli comunica se stesso e può essere portato ai fratelli quando l'uomo custodisce e dona vita e pace.
Continua...