Isaia 66

Vedranno la gloria

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vv. 18b-24

18bIo verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria.
19Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti.
20Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme - dice il Signore -, come i figli d'Israele portano l'offerta in vasi puri nel tempio del Signore.
21Anche tra loro mi prenderò sacerdoti leviti, dice il Signore.
22Sì, come i nuovi cieli
e la nuova terra, che io farò,
dureranno per sempre davanti a me
- oracolo del Signore -,
così dureranno la vostra discendenza e il vostro nome.
23In ogni mese al novilunio,
e al sabato di ogni settimana,
verrà ognuno a prostrarsi
davanti a me, dice il Signore.
24Uscendo, vedranno i cadaveri degli uomini
che si sono ribellati contro di me;
poiché il loro verme non morirà,
il loro fuoco non si spegnerà
e saranno un abominio per tutti».
© Testo a cura della CEI consultabile su bibbiaedu

Paralleli e rimandi:
Dt 5,5; 30,13 | 1Sam 3 | 1Re 6,12; 17,24; 18,1 | Sap 7,27 | Is 2,3; 48,20; 55,11 | Ger 1,12; 23,28 | Ez 37,4 | Os 4,1 | Mi 4,2 | Mc 9,43-48 | Lc 8,11 | Gv 8,37 | At 6,7; 12,24; 13,49; 19,20 | Rm 9,6 | 1Cor 2,4 | 1Ts 1,8 | 2Ts 3,1 | 2Tm 2,9 | Eb 4,12; 12,3 | 1Gv 2,14 | Ap 21,1

    I versetti in questione sono la chiusura di tutto il libro canonico del profeta Isaia. I precedenti vv. 5-18a avevano teologicamente e spiritualmente completato il Trito-Isaia con i temi del ritorno, della gioia e della maternità/paternità di Dio.

    • Dinamica in uscita della Parola. I vv.18b-19 aprono la prospettiva in uscita della Parola. Il Signore annuncia per mezzo del profeta «Io verrò!», garantendo che la venuta è affinché tutti conoscano la sua gloria, come Israele già ne gode. La dinamica di uscita è arricchita dall’elenco di paesi (con in aggiunta il generico “isole”) molto distanti dal monte di Gerusalemme. Ciò significa che la direzione dell’annuncio è verso tutti gli estremi della terra. Paolo riprenderà questa dinamica anche per il suo apostolato: «Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore corra e sia glorificata, come lo è anche tra voi» (2Ts 3,1). La visione della gloria, suscita nuovi testimoni della grazia divina. Protagonista è la Parola di Dio che corre e produce effetti di grazia (Is 55,11; Ger 23,28).
    • Dinamica in entrata del culto. Al movimento di uscita, si intreccia quello in ingresso: dagli estremi del mondo verso Gerusalemme. Nel v. 20 è annunciato ciò che poi in 22-24 è descritto con linguaggio sia liturgico, che escatologico. Il frutto dell’intreccio delle due direzioni è l’elezione di nuovi levìti anche al di fuori del popolo di Israele. La prospettiva del v. 21 è una provocazione profetica; essa tenta di scardinare l’immobilismo della tradizione per cui il levìta era tale per genealogia e discendenza di sangue. Il v. 23 supera anche l’umanità perché ciò che la traduzione riporta con “ognuno”, autorevoli commentatori traducono con “ogni carne”, alludendo a tutta la creazione di come destinataria della contemplazione della gloria divina.
    • Vita eterna, morte eterna. Il tono escatologico degli ultimi versetti è ripreso anche da Gesù nella predicazione evangelica (Mc 9,43-48). Le immagini che si contrappongono sono di altezza e beatitudine opposte a valle e morte. L’altezza è la qualità divina che spesso la Scrittura racchiude nella parola cielo (vedi la spiegazione in Pienezza), mentre il basso della Geenna, la valle sottostante Gerusalemme è la conseguenza di una vita che ha rifiutato l’autore della vita.

    I vv. 22-24 hanno un sapore tutto escatologico. I cieli nuovi e la terra nuova sono il luogo e il tempo di Dio, che egli prepara per l’eternità beata con Lui. È ciò che Pietro ha riconosciuto come l’anelito profondo del cuore del discepolo. È ciò che spinge l’uomo e la donna di Dio a vivere nella giustizia in questo mondo (2Pt 3,13). Essi sono anche ciò che l’Apocalisse tenta di descrivere nella visione della Gerusalemme che viene dal cielo (Ap 21,1). Opera dell’azione dello Spirito di Dio è rinnovare continuamente e formare così l’accoglienza di Dio nel cuore dei figli (Sap 7,27) e in tutta la creazione (v. 23).
    Il v. 23 ha un linguaggio più liturgico e riferendosi allo scorrere del tempo (da un novilunio e da un sabato all’altro) indica anche la storia come luogo assunto e redento da Dio. Nell’incarnazione di Gesù scopriamo che questa parola si è realizzata pienamente e il pro nobis di tutta la sua vita è ciò che da forza alla nostra speranza di salvezza (Eb 12,3).



    Paralleli e approfondimenti

    • Parola in uscita, in cammino: Dt 5,5; 30,13; 1Sam 3; 1Re 6,12; 17,24; 18,1; Is 2,3; 48,20; 55,11; Ger 1,12; 23,28; Ez 37,4; Os 4,1; Mi 4,2; Lc 8,11; Gv 8,37; At 6,7; 12,24; 13,49; 19,20; Rm 9,6; 1Cor 2,4; 1Ts 1,8; 2Ts 3,1; 2Tm 2,9; Eb 4,12; 1Gv 2,14.

    Quando si usa nella preghiera questo testo?

    Nella liturgia questo brano profetico lo troviamo:
    Nel Breviario
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    In altri riti:
    • ...
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    • Giudizio

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