I cap. 32-34 narrano della rinnovazione dell’alleanza (cap. 34), dopo l’idolatria del vitello d’oro (cap. 32). Protagonista è Dio che chiama Mosè sul Sinai per donare nuovamente le parole. Senza i settanta anziani, né aiutanti, Mosè deve salire solo.
Alcune note di riflessione su questi versetti.
- Tagliare e portare da giù le tavole. Le prime tavole furono opera e scrittura di Dio (31,18), mentre ora Mosè le deve preparare e portare da sé. Su quelle Dio scriverà. Chiedere a Mosè di procurare le tavole è spiritualmente profondo. È il segno della responsabilità condivisa, dell’assunzione di ciò che è terreno da parte di Dio e di ciò che è divino da parte dell’uomo, della fatica di costruire la comunione. Il dono della legge su tavole di pietra è un anticipo del dono della legge sulle tavole del cuore. Dio trasforma i cuori di pietra in cuori di carne per scrivervi la legge d’amore. Portarle dal basso verso l’alto e l’offerta di Mosè. Una muta pietra senza segni che diventerà parlante della parola di Dio, alleanza d’amore eterno. Scrive “alleanza” sulla roccia, amore indefettibile, nonostante l’uomo sia fragile argilla.
- Salire da solo. È la salita solitaria dell’avvocato verso il giudice. Dio è giudice di misericordia, Mosè è avvocato per la grazia. Sale verso l’alto a prendere il decreto del perdono. Le attese di misericordia pesano più delle tavole. Il peso di Mosè è il terrore che Dio possa far venir meno la sua presenza benedicente e il popolo muoia.
- Salire per Dio. Mosè, infine, sale “per” Dio. Quando “per” significa “in favore”, vuol dire che Dio desidera la comunione e bisogna salire verso Lui. Quando “per” significa “attraverso”, vuol dire che grazie alla sua misericordia si può salire verso Lui. Gesù è il “per” definitivo verso Dio, egli è riconciliazione e unità (Gv 11,52).
- Domani mattina. Non subito. Occorre che passi ancora una notte. È il simbolo delle notti insonni in attesa del perdono, della liberazione, della fine della guerra, della guarigione, della vittoria sulla solitudine e la morte. Domani mattina è l’ora della risurrezione. Domani mattina è il giorno della liberazione dalla fossa (Dn 6). Domani mattina è il segno di un’alba nuova che sorge sul mondo (Ap 21). Domani mattina è l’attesa del compimento che ha mantenuto giovane il cuore di Zaccaria ed Elisabetta (Lc 1), come quello delle donne al sepolcro il mattino di Pasqua.
L’alleanza rinnovata è un dono della misericordia di Dio. Mosè, rappresentante del popolo, è l’amico di Dio (33,11), conosciuto per nome (espressione che dice intimità) e intercede per la salvezza dei suoi fratelli. Dio è il misericordioso e pietoso, ricco di amore e fedeltà (34,6) che vive di un forte desiderio di comunione con il suo popolo. Per questo perdona e offre nuovamente l’alleanza. Già vigeva l’alleanza con Abramo (Gen 12). Ora, invece di un singolo, Dio sceglie un popolo, in mezzo a tutti i popoli (Dt 4-7) da condurre come un padre fa con il figlio (Dt 8), affinché questo sia segno dell’amorevole cura di Dio per tutta l’umanità.
Paralleli e approfondimenti
- Legge nel cuore: Ger 31; Mt 5;
- Cuori di carne: Ez 11 e 36;
- L’uomo come argilla nelle mani di Dio: Ger 18,6; Sir 33,13;
- Mattino di Pasqua: Mt 28; Mc 16; Lc 24; Gv 20;
- Mosè conosciuto per nome: Es 33,12.17;
- Intercede per i fratelli: cap. 5-15 e 33.