Siamo al punto di svolta del testo di Ebrei. Il predicatore in questo capitolo ci presenta in accenno la tematica del sacerdozio, con particolare riferimento alla funzione mediatrice del sommo sacerdote. Dal v. 11 esorta a scegliere di diventare adulti nella fede. Tre brevi sezioni compongono il testo:
- Il sommo sacerdote (vv. 1-4). Il paragrafo è di tipo descrittivo. Riferendosi al sacerdozio dei leviti, l'autore mette in evidenza la caratteristica del sommo sacerdote di essere comprensivo nei confronti dell'umanità perché anch'egli ne condivide la fragilità. La comprensione non è debolezza in sé, ma la possibilità di riconoscere il bisogno di lasciarsi riempire da Dio. Dell’opera del sacerdote si mette qui in evidenza il gesto dell'offerta e dei sacrifici. Essi vengono offerti per purificare dai peccati. Il soggetto che elegge il sommo sacerdote è Dio, per questo i verbi sono al passivo. Ciò è fondamentale perché significa che all'origine di ogni vocazione c'è l'amore del Padre che chiama i figli affinché siano ponti tra il cielo e la terra. Il sacerdozio antico è completato nella missione di mediazione dal Figlio Gesù, mediatore perfetto tra cielo e terra (v. 9 e 7,28; 8,6; 9,15; 12,24).
- Cristo sommo sacerdote (vv. 5-10). Il tono è ancora descrittivo, ma l’attenzione si concentra su Gesù. Il ponte tra i paragrafi è nella citazione dei due sacerdoti Aronne (v. 4) e Melchìsedek (v. 5). Aronne fu sacerdote tra gli Israeliti al tempo di Mosè, mentre Melchìsedek è anteriore di secoli (epoca di Abramo, Gen 14). Mentre per i leviti il sacerdozio era tramandato di padre in figlio, Melchìsedek è fuori da ogni genealogia. Egli ricevette le prerogative sacerdotali non per lignaggio, ma come missione divina gratuita. Cristo è sacerdote come Melchìsedek (Eb 7) perché le sue prerogative sono direttamente divine. Le citazioni dei Sal 2,7 e 110,4 confermano che compimento di tutte le attese di salvezza della Scrittura è la mediazione di Gesù. I vv. 8-10 accennano all’esperienza spirituale di Gesù. Noi non conosciamo le parole che pronunciò nei momenti di preghiera intima, ma sappiamo l’intenzione che lo ha costantemente guidato: realizzare nel mondo la comunione con il Padre. Per questo l'autore può ben dire che fu esaudito in tutte le preghiere e suppliche: è grazie alla sua vita offerta che l'uomo sa di essere finalmente riconciliato con Dio.
- Cammino di adultità (vv. 11-14). In questi ultimi versetti il tono è esortativo. Il predicatore richiama l'attenzione dei destinatari, ricordando che nel cammino di fede non si arriva mai a una perfetta conclusione della crescita, né alla totale comprensione del mistero di Dio. L'immagine del latte dei poppanti contrapposto al cibo solido è come una provocazione: se anche si è diventati maestri per gli altri, non si smette di essere discepoli del Cristo. Il discepolato è la condizione imprescindibile del fedele e questi deve decidersi a legare quotidianamente la propria vita a colui che è causa di salvezza perfetta ed eterna.
La preghiera del Padre nostro credo compendi l’insegnamento di questo capitolo. Ciò che chiediamo nella preghiera si compie nel Figlio. Egli è la perfetta adesione alla volontà del Padre, la perfetta santificazione del nome di Dio, l’efficace remissione dei peccati e la vittoria sul male. Pregare con la fiducia di Gesù ci unisce al mistero del suo regno che si compie qui in terra, come già è vero in cielo.
Paralleli e approfondimenti
- Il sacerdozio vecchio e nuovo (Esodo 28-29; Levitico 8-10; Ebrei 7)
© don Cosimo Quaranta