Siamo nel cuore della prima lettera di Pietro. Dopo l’introduzione e l’invito a scoprirsi familiari con Dio, chiede di santificare Gesù nella propria vita (3,15) attraverso la buona testimonianza tanto nei tempi lieti, quanto in quelli di prova.
Tre punti da sottolineare per comprendere i versetti e farne ricchezza:
- Ferventi nel bene (v. 13). Siamo al centro del messaggio. Tutta la prima lettera di Pietro sembra potersi riassumere in questa breve espressione, dato che ogni cosa è finalizzata a formare la familiarità con Dio e darne testimonianza. La testimonianza poi, ha la forza di suscitare le domande in quanti guardando i cristiani, chiedono ragione della loro speranza e sono invitati ad avvicinarsi a Gesù. Fare il bene è qui scritto con “agathopoiéō”, termine che si ripete per ben tre volte (qui e in 2,15.20), dando un forte carico di positività alla vita credente e alla testimonianza.
- Non sgomentarsi, non aver timore, non aver turbamento (v. 14). Si potrebbero elencare molti sinonimi. L’atteggiamento dei discepoli di Gesù è fondamentalmente basato sulla fiducia in lui e nel Padre. Gli stessi inviti li leggiamo nel discorso di addio di Gesù in Gv 14; per usare un’immagine già presente in questa lettera, basti ricordare che per Pietro Gesù è la pietra angolare e fondamento sulla quale ognuno di noi è costruito come pietra viva dell’edificio nuovo di Dio (2,4-10). Il richiamo è anche vocazionale. Se riprendiamo le parole della missione di Isaia, scopriamo come sia vocazione di ogni discepolo allenare la fiducia e fondarsi continuamente sul Padre. Isaia 8,11-15 ricorda che missione del profeta è essere segno del timore dovuto solo a Dio, per non inciampare nel cammino e vivere la salvezza.
- Dare ragione della speranza che è in voi (v. 15). Perché vivere la pazienza? Perché sopportare per la giustizia, richiamando le Beatitudini (Mt5,10)? Perché in ogni atto del cristiano è già insita la testimonianza che da del Signore. Se il cristiano vive secondo la parola e il timore di Dio, la sua testimonianza dirà il Vangelo e la misericordia. Se non vive così, darà testimonianza di se stesso, ma è una gloria effimera e rischia essere triste come gli altri “che non hanno speranza” (1Ts 4,13). Chi conosce Gesù è in una vita rinnovata e non più vecchia e pesante, senza speranza (Ef 2,12).
Gli ultimi versetti dicono il modo con cui vivere: dolcezza, rispetto e rettitudine. È ciò che anche Gesù nel Vangelo suggerisce, garantendo anche il suo aiuto a quanti hanno occasione di dare testimonianza in questo modo (Mt 10,26-31; Lc 12,2-12).
Paralleli e approfondimenti
- Non aver turbamento (Giovanni 14)
- Beati i perseguitati per la giustizia (Matteo 5,10)
- e forza nella debolezza (2Corinzi 12,10)
- La speranza cambia ogni cosa (Efesini 2,12; 1Tessalonicesi 4,13)
- Dare testimonianza (Matteo 10,26-31; Luca 12,2-12; + processo a Gesù)
© don Cosimo Quaranta