Giovanni 20,19-23 - Soffiò lo Spirito
Giovanni 20,19-23
Questo breve racconto racchiude quegli eventi successivi alla Pasqua che Luca divide in più narrazioni: scoperta della risurrezione, invio in missione ed effusione dello Spirito Santo (Lc 24 - At 2). È il raccordo tra il tempo di Gesù e il tempo della Chiesa; conclusione della permanenza terrena, fisica e visibile del Signore e inizio della presenza nello Spirito Santo. In pochi versetti leggiamo un cambiamento epocale: dalla chiusura all’apertura, dalla paura alla gioia, dallo sconforto all’entusiasmo, dall’assenza alla presenza, dal passato all’eternità.
- Passaggio d’epoca. L’episodio accade la sera stessa del giorno della scoperta del sepolcro vuoto e dell’annuncio di Maria di Màgdala ai discepoli. Questi non credono alle parole della donna, e decidono di barricarsi in casa. Il fatto che Gesù appaia di sera, quasi inizio del giorno successivo, significa che siamo al compimento di una attesa e all’inizio di una storia nuova.
- Passaggio emotivo. I discepoli sono chiusi per timore dei Giudei e la vista di Gesù causa grande gioia. Per questa gioia, hanno fede e finalmente è la pace. Papa Francesco insegna che il Vangelo è anzitutto gioia (EG), San Giovanni Bosco insegnava che una delle regole della santità è stare allegri e San Filippo Neri affermava che un cristiano, giacché conosce Cristo, non può avere tristezza alcuna. La gioia di cui si parla qui è quella promessa nell’AT da Neemia 8,10 “la gioia del Signore è la nostra forza” ed è ciò che Gesù promise ai discepoli, chiedendo loro di essere uniti a lui come tralci alla vite perché con lui è gioia piena.
- Passaggio che ricrea. Gesù soffiò, invitando a ricevere lo Spirito Santo. È una Pentecoste. Il verbo che qui si usa è “insufflò” che compare solo adesso nel NT e due volte nell’AT parlando della creazione dell’uomo: Gen 2,7; Sap 15,11. È inoltre un richiamo all’anticipo di Pentecoste avvenuto sulla croce in Gv 19,30.
- Passaggio testimoniale. I discepoli, ricolmati dello Spirito, sono come il maestro. Gesù li aveva preparati nell’ultima cena: “Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato” (Gv 13,20). Aveva anche pregato il Padre per loro: “Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo” (Gv 17,18).
- Passaggio d’amore. Unita al dono dello Spirito è la remissione dei peccati. Il Vangelo inizia con la testimonianza del Battista: “Ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo” (1,29). Ora si conclude con la missione di rimettere i peccati che Gesù partecipa ai discepoli. Togliere il peccato è un potere dato da Gesù, quindi sacramentale. Inoltre è anche in senso fraterno: rimuovere gli ostacoli verso la comunione è uno dei passi per vivere il regno di Dio su questa terra.
La Pentecoste dei discepoli si riversa ora su di noi come una nuova creazione e lo Spirito di Dio ci invita a costruire fraternità, risollevare chi è caduto e donare gioia, perché “la gioia del Signore è la nostra forza!”
Paralleli e riferimenti
Paralleli di questa apparizione (Matteo 28,16-20; Marco 16,14-18; Luca 24,36-49)
Tralci uniti alla vite (Giovanni 15,10-11) per avere gioia piena (Giovanni 17,13)