Deuteronomio 8,11-20 - Ricordati del Signore
11 Guàrdati bene dal dimenticare il Signore, tuo Dio, così da non osservare i suoi comandi, le sue norme e le sue leggi che oggi io ti prescrivo. 12 Quando avrai mangiato e ti sarai saziato, quando avrai costruito belle case e vi avrai abitato, 13 quando avrai visto il tuo bestiame grosso e minuto moltiplicarsi, accrescersi il tuo argento e il tuo oro e abbondare ogni tua cosa, 14 il tuo cuore non si inorgoglisca in modo da dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile; 15 che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz'acqua; che ha fatto sgorgare per te l'acqua dalla roccia durissima; 16 che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri, per umiliarti e per provarti, per farti felice nel tuo avvenire.
17 Guàrdati dunque dal dire nel tuo cuore: "La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno acquistato queste ricchezze". 18 Ricòrdati invece del Signore, tuo Dio, perché egli ti dà la forza per acquistare ricchezze, al fine di mantenere, come fa oggi, l'alleanza che ha giurato ai tuoi padri. 19 Ma se tu dimenticherai il Signore, tuo Dio, e seguirai altri dèi e li servirai e ti prostrerai davanti a loro, io attesto oggi contro di voi che certo perirete! 20Perirete come le nazioni che il Signore sta per far perire davanti a voi, se non avrete dato ascolto alla voce del Signore, vostro Dio.
(Bibbia CEI 2008)
Commento:
Deuteronomio 8,11-20
Il cap. 8° è parte del secondo discorso di Mosè. Egli richiama all’alleanza e alla fede, insistendo sulla fedeltà di Dio. Essere fedeli è una risposta all’amore divino. Dopo aver descritto il deserto come tempo di prova e la bontà della terra che stanno per ricevere, Mosè mette in guardia gli Israeliti perché non cadano nell’errore di dimenticare il Signore. Dovranno evitare due pericoli: la superbia e l’idolatria.
Alcune note di riflessione su questi versetti.
- Superbia. È la conseguenza dell’aver dimenticato il Signore, la sua legge e la sua guida attraverso il deserto. Il Siracide condanna la superbia perché è allontanarsi dal Signore, distogliendo il cuore dal creatore (Sir 10,12). Il popolo di Israele non deve dimenticare che Dio lo ha fatto uscire dall’Egitto, nutrendolo, dissetandolo e salvandolo da insidie e asperità. Il deserto è descritto come tempo di umiliazione e prova, per guadagnare una felicità più grande nell’avvenire (v. 16). La schiavitù è trasformata in libertà. La libertà poi, non è il proprio capriccio, ma potersi amare l’un l’altro e vivere nella gioia.
- Idolatria. Ulteriore pericolo è l’idolatria. Tre in questi versetti: dell’opulenza, di se stessi e degli idoli. L’idolatria dell’opulenza o del ventre è quella per cui la sazietà dei beni fa ingrassare il cuore (vv. 12-14). L’uomo, pago di tanta abbondanza, ha già riempito il cuore di felicità materiali, da non avere più spazio per il Signore. È come se la sua vita possa dipendere dalle cose che lo circondano, più che dal loro autore e creatore. Gesù afferma che il cuore si lega al proprio tesoro e non c’è più spazio per il Signore quando domina un’altra ricchezza (Mt 6,21) e nei Salmi preghiamo per essere salvi dal pericolo quando recitiamo: “Non confidate nella violenza, non illudetevi della rapina; alla ricchezza, anche se abbonda, non attaccate il cuore” (Sal 62,11). L’idolatria di se stessi è credere che la forza e il vigore umani abbiano acquistato terra e prosperità (v. 17). È invece Dio che ha garantito il viaggio (Dt 8,2), ha scelto questo popolo, riservandolo tra tutti i popoli della terra (Dt 7,6; 14,2), e oggi dà forza, vita e abbondanza. Egli è fedele all’alleanza stretta con i padri perché ama i suoi figli. Terza è l’idolatria degli idoli delle altre nazioni, terribile da condurre alla morte. Come mai una conseguenza così grave? Solo Dio è autore della vita, mentre gli idoli sono oggetti inanimati, intagliati dall’uomo e che non hanno dato vita a nulla. Essi sono sordi, ciechi e muti. Se vivi del Signore, vivi dell’autore della vita. Se scegli idoli e amuleti, avrai un nulla che non sazia, non appaga e non risponde.
- Oggi. Le leggi sono state già donate in precedenza sul Sinai (Es 24), ma Mosè dice “oggi”. Ripetere l’avverbio significa che la legge di Dio è sempre attuale. La legge non ha tempo perché vivere in Dio è un adesso eterno e senza fine.
Oggi è donata anche a noi questa Parola, che nello Spirito Santo è Dio stesso che mi parla. Non è un testo di pietra, ma parola dello Spirito al cuore (Rm 8). Lo stesso Spirito che ha creato e come soffio mi fa vivere (Gb 33,4).
Paralleli e riferimenti
Gli idoli sono opera delle mani dell’uomo (Sal 115 e 135; Sap 14,8; Ger 10,3) - Dio come un pastore (Sir 18,13; Is 40,11; Ger 31,10; 43,12; Ez 34,12)