Atti 8,5-8 La missione di Filippo
5 Filippo, sceso in una città della Samaria, predicava loro il Cristo. 6 E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. 7 Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. 8 E vi fu grande gioia in quella città.
(Bibbia CEI 2008)
Nel capitolo 8° leggiamo della diffusione della Chiesa in Samaria. Non una città, ma una regione, fatto che indica una crescita della Chiesa oltre il prevedibile.
Alcune parole chiave.
- Samaria - Perché oltre il prevedibile? Scrivo così perché solo nel cap. 10 ascolteremo da Pietro che “Dio non fa preferenze di persone” (10,34). In questo tempo germinale della Chiesa, la diffusione del Vangelo in Samaria potrebbe essere inaspettata dato che, come riferisce Giovanni, tra Giudei e Samaritani non correva buon sangue. Nell’incontro tra Gesù e la Samaritana leggiamo: “i Giudei non hanno rapporti con i Samaritani” (Gv 4,9). Ora invece, nel nome di Cristo, le differenze sono superate. La gioia di conoscere Gesù e l’amore reciproco che ha insegnato, sanano rapporti storicamente difficili e bloccati da ataviche inimicizie.
- Cristo/Messia - anche i Samaritani attendevano il Messia (Gv 4) e li porta alla fede la persona di Gesù. È interessante leggere nella semplicità del versetto la scarsa articolazione pastorale. Con le categorie odierne potrebbe sembrare poco predicare Gesù senza unire un’attività pastoralmente adatta al luogo, all’età, al periodo liturgico e a tante altre garanzie di buona comunicazione. Ogni buon supporto veicola meglio il messaggio e bisogna avere tecnica, non solo buona volontà. L’esperienza di Filippo ci ricorda che non deve mancare il cuore del messaggio: Cristo, il Messia, l’atteso, colui che è con te, vive nella tua storia e ora ti parla.
- Parole e segni - Filippo predicava e operava. Si realizza la parola del Vangelo “questi sono i segni che accompagneranno quelli che credono” (Mc 16,17+). Perché ora questi segni non accadono per chiunque crede? Perché segni prodigiosi li hanno compiuti alcuni santi, ma non tutti i battezzati? Semplice: perché non sono gli unici che accompagnano i credenti e non sono né gli unici, né indispensabili, per comunicare la fede. Qualche esempio:
- “Da questo sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35). Quante volte rifiutiamo un credente perché non è credibile? È l’amore a Dio unito all’amore reciproco che danno testimonianza.
- “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo io la do a voi” (Gv 14,27). Una comunità, una famiglia, una persona che non vive e non crea la pace, se non offre il Dio della pace, offre al mondo l’idolo di se stesso.
Dio è misericordia e Gesù ne è il volto. La gioia dell’ultimo v. 8 e la testimonianza di Filippo ci insegnano che il rapporto con Gesù è ciò che conta. Anche per noi sia quotidiano, sincero e pieno di misericordia. Il Signore accompagnerà quelli che sono suoi; infatti: “Ecco, sono con voi fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20).
Il Signore ama senza preferenze (Matteo 9,12; Atti 10,34)
Questione tra Giudei e Samaritani (Luca 10,25-37; Giovanni 4,9)
I segni dei discepoli (Marco 16,17; Luca 10,17-24; Giovanni 13,35)
Il Signore è in mezzo ai suoi (Matteo 28,20; Giovanni 14,1-14)