Atti 1,1-2 Prologo degli Atti

Atti 1,1-2 Prologo degli Atti

Atti 1,1-2
O Teofilo! Prologo di Atti degli Apostoli


1 Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi 2 fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.

(Bibbia CEI 2008)


Commento

Siamo nell’introduzione degli Atti degli Apostoli (+ i vv. 3-5), quinto libro del NT, scritto da Luca, autore del terzo Vangelo. I due testi insieme compongono ben un quarto del NT e sono il segno dell’impegno dell’autore per ordinare le informazioni trasmesse a nostra edificazione. Nonostante sottili differenze, i due testi non sono stati scritti a molto tempo di distanza e ognuno conserva la propria originalità. Il Vangelo è la narrazione con ordine di ciò che “Gesù fece e insegnò dagli inizi” (v. 1), gli Atti sono la narrazione di come i discepoli furono suoi testimoni “a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra” (1,8).

I prologhi delle due opere sono in parallelo e uniscono idealmente gli scritti, sebbene restino separati.

Alcune parole chiave:

  • Racconto. “Nel primo racconto, o Teofilo” (v. 1) è un chiaro ponte tra le due opere. Luca si rivolge al medesimo destinatario, specificando che il Vangelo è il primo testo, mentre questo è seguente.
    • Perché Luca scrive un racconto? Teofilo ha ricevuto la testimonianza su Gesù per “rendersi conto della solidità degli insegnamenti” (Lc 1,4) e questi sono stati predisposti per lui “con ordine” (Lc 1,3). Il Vangelo è la narrazione degli eventi riguardanti Gesù: le opere, l’insegnamento, la passione-risurrezione-glorificazione e le “disposizioni” (At 1,2) date ai suoi. Negli Atti la testimonianza è a partire da due centri narrativi: il centro geografico Gerusalemme e quello testimoniale, ovvero gli apostoli che furono con Gesù “dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui fu assunto in cielo” (At 1,22).
    • Teofilo. Il destinatario è “l’illustre” (Lc 1,3) il cui nome significa: amico di Dio / amato da Dio / amante di Dio. Poiché non sappiamo nulla di più su lui e i libri non concludono con una seconda dedica, Luca lascia che ogni lettore possa identificarsi in questa storia. È il senso profondo della Parola di Dio in cui non leggiamo parole, ma Dio stesso parla con la sua Parola a chiunque le si accosti. Noi (senso del sito) come le api (Bee) che non possono portare via tutto, ma ciò di cui si macchiano, ci lasciamo toccare dalla Parola (Bla) che sta parlando (Lo).
  • Disposizioni. Le disposizioni cui si allude sono a conclusione dei Vangeli di Luca e Matteo e l’autore le ripropone anche nei vv. 3-8. Si tratta dell’attesa dello Spirito Santo, la potenza dall’alto (Lc 24,49), che li guiderà, conforterà e difenderà (Gv 14,16). Lo Spirito Santo è il medesimo che accompagna Gesù dagli inizi (annuncio a Maria, battesimo di Giovanni, sinagoga di Nazareth…) e ora accompagnerà i suoi discepoli. È la compagnia invisibile ed efficace di Gesù in mezzo ai suoi. Lui li aveva scelti “nello” Spirito Santo e ora li conferma donando lo stesso Spirito.

Per completare, sarebbe bella la lettura di 1Tm 3,14-16: la Chiesa è di Dio e Gesù è da noi riconosciuto nello Spirito che ci fa suoi veri religiosi.


Paralleli e altri riferimenti

Prologo di Luca (Luca 1,1-4) e conclusioni di Matteo 28,16-20 e Luca 24,44-53.

Apostoli scelti ricevono il suo potere (Matteo 10,1-4; Marco 3,13-19; Luca 6,12-19)

Riconoscere Gesù nello Spirito (1Timoteo 3,14-16)

Atti 1,1-2 Prologo degli Atti

Luca scrive un secondo racconto indirizzato a Teofilo perché questo possa conoscere come gli Apostoli, su mandato di Gesù, abbiano diffuso il messaggio del Vangelo. Lo Spirito Santo è protagonista e li abilita alla testimonianza.

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