2Corinzi 13,11-13 Saluti finali

2Corinzi 13,11-13 Saluti finali

2Cor 13,11-13
Saluti finali

11 Per il resto, fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi. 12 Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano.
13 La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.
(Bibbia CEI 2008)

Commento:

2Corinzi 13,11-13


Siamo alla conclusione della lettera. Il saluto è carico di gioia e desideri di bene.

Alcuni punti di riflessione.

  • Essere gioiosi. Paolo invita i Corinzi a mantenersi anzitutto nella gioia. A questo invito aggiunge: la tensione alla perfezione, l’incoraggiamento reciproco, la comunanza di sentimenti e la vita nella pace. Alla vita nella pace è collegato il titolo di Dio che è “dell’amore e della pace”. La pace che Paolo augura è dunque uno stato divino: la grazia di Colui che è nostra pace e riconciliazione (Ef 2,14).
  • Gioiosi nella debolezza. Interpretiamo la gioia alla luce del pensiero dell’apostolo, particolarmente di 2Cor 10-13, capitoli per i quali sono scritti questi versetti conclusivi. Paolo ha rimproverato i Corinzi per il comportamento egoista di qualcuno (12,19-13,10) e, senza giudicare da una cattedra, ha raccontato debolezze e fallimenti suoi, per esortarli a essere migliori. È un procedimento retoricamente strano. Paolo potrebbe elencare glorie e successi e su questi fondare la gioia. Sceglie invece il criterio della debolezza, perché è convinto che in essa si manifesti maggiormente la potenza del Signore (12,9). È una sorta di elogio “dello stolto” (2Cor 11,1-12,13) in cui racconta l’educazione ricevuta e come la grandezza del messaggio del Vangelo si serva più delle sue debolezze, che dei motivi di vanto (11,30). Agli occhi del mondo, ciò che è debole, è perdente, ma Gesù ha scelto la croce e la donazione di sé. I Corinzi hanno vera gioia se i fondamenti sono Cristo e la carità, carisma superiore a qualsiasi vanto umano (1Cor 12-14).
  • Bacio santo. Ritorna anche in altri saluti: Rom 16,16; 1Cor 16,20; 1Ts 5,26. È come un rituale liturgico; come un segno di comunione e di pace da scambiarsi nelle assemblee o nei saluti cordiali per esprimere fraternità. Il bacio ricorda inoltre il bacio del soffio della vivificazione di Adamo (Gen 2,7), mentre qui è il saluto dei santi, cioè i seguaci di Cristo. L’amore reciproco è il soffio che fa vivere i fratelli. I Corinzi devono migliorarsi, ma non sono privi dell’essenziale: Cristo in loro (13,5).
  • Trinità. Le ultime parole sono la firma e il timbro di autenticità della lettera. Se tutto è stato scritto per la salvezza dei Corinzi, è bene che Paolo li affidi alle mani di Dio. La formula trinitaria che qui leggiamo è una benedizione-affidamento dei Corinzi a Dio. Gesù è l’amore gratuito (grazia) del Padre che ama (“Dio dell’amore” come nel v. 11) e lo Spirito colui che tiene insieme (comunione) i santi e Dio (Gv 3,8; 14,20 e 17,21).


Paralleli e riferimenti

Vanità dei segni spettacolari davanti alla fede e all’obbedienza (Matteo 7,15-23)

Bacio santo (Romani 16,16; 1Corinzi 16,20; 1Tessalonicesi 5,26)

2Cor 12,9: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”

2Cor 13,4: Gesù “fu crocifisso per la debolezza, ma vive per la potenza di Dio”

2Cor 13,9: “Per questo ci rallegriamo quando noi siamo deboli e voi siete forti. Noi preghiamo anche per la vostra perfezione”.


2Corinzi 13,11-13 Saluti finali

La conclusione della lettera è carica di gioia e desideri di bene per i Corinzi. Paolo augura che crescano la gioia e l'amore reciproco sincero. L'amore ha il fondamento in Dio, che si serve della debolezza per mostrare la sua forza.

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